<Instructions> Answer comprehensively and in a wel...

Создано: 6 января 2025 г.

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Вопрос

<Instructions>
Answer comprehensively and in a well-thought of, refined manner. This is a college submission. I need the submission to be as exhaustive as possible. Be original, creative and, most of all, outstanding. Take your time, do not hurry. I need you to produce the most brilliant and well-written essay you can. Deep analysis, critique, and whatever else you feel necessary.
<End of instructions>

<Task as given by college instructor>
Per l’esercitazione pratica devi fare un saggio su questo libro, che comprenda anche una tua analisi ed il tuo punto di vista a riguardo di tale argomento, può anche comprendere una tua esperienza personale che riguardi quell’argomento.
<End of task as given by college instructor>

<The book starts here>
1. Perché l'Unione Europea?
L'UE mira a:
• Mantenere la pace tra gli Stati membri.
• Promuovere la cooperazione tra paesi europei.
• Garantire la sicurezza dei cittadini.
• Sostenere la solidarietà economica e sociale.
• Preservare l'identità e la diversità europee.
• Promuovere valori condivisi.
I. Pace:
L'idea di un'Europa unita, inizialmente un sogno di filosofi come Victor Hugo, divenne realtà dopo le guerre del XX secolo. Statisti come Schuman, Adenauer, De Gasperi e Churchill, dopo la seconda guerra mondiale, decisero di superare gli antagonismi creando strutture basate su interessi comuni. La CECA, proposta da Schuman nel 1950, mise il controllo di carbone e acciaio sotto un'autorità comune, trasformando strumenti di guerra in simboli di pace.
II. Unificazione:
La caduta del muro di Berlino nel 1989 ha eliminato divisioni e permesso la riunificazione della Germania. L'UE si è allargata accogliendo i paesi dell'Est, con otto ingressi nel 2004 e altri nel 2007 e 2013. Il processo di allargamento è tuttora in corso.
III. Sicurezza:
L'UE deve garantire la sicurezza dei suoi stati e collaborare con paesi limitrofi. La lotta al terrorismo e al crimine organizzato richiede cooperazione tra le forze di polizia. Organi come Europol ed Eurojust promuovono questa collaborazione per creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
IV. Solidarietà Economica e Sociale:
L'UE promuove la cooperazione economica per la crescita e la competitività. Il mercato unico europeo offre maggiori opportunità alle imprese. L'UE supporta la solidarietà con fondi strutturali, assistenza in caso di catastrofi e infrastrutture. Dopo la crisi del 2008, l'UE ha salvato banche, fornito assistenza finanziaria e protetto l'euro.
V. Identità e Diversità:
L'UE collabora per affrontare le sfide delle società postindustriali. L'unità non annulla le identità culturali. L'UE promuove le specificità regionali, le diverse culture e tradizioni. Unita, l'UE ha più influenza economica, sociale e politica nel mondo, soprattutto a fronte delle potenze emergenti. L'UE è un attore chiave nel commercio mondiale e affronta temi come ambiente e cambiamenti climatici.
VI. Valori:
L'UE promuove valori umanitari come i diritti umani, la solidarietà sociale e il rispetto della diversità. La Carta dei diritti fondamentali sancisce questi valori. Tutti i paesi UE hanno abolito la pena di morte.
2. Dieci Tappe Storiche:
• 1951: Nascita CECA (6 paesi).
• 1957: Trattati di Roma: CEE e Euratom.
• 1973: Allargamento a nove stati.
• 1979: Prima elezione del Parlamento Europeo.
• 1981: Primo allargamento mediterraneo.
• 1992: Mercato unico europeo.
• 1993: Trattato di Maastricht: nasce l'UE.
• 2002: Introduzione dell'euro.
• 2007: UE a 27 stati membri.
• 2009: Trattato di Lisbona.
1. La Dichiarazione Schuman (1950):
La dichiarazione di Schuman propone la CECA (1951), garantendo la pace fra i paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sei paesi crearono un mercato comune di carbone e acciaio.
2. Trattati di Roma (1957):
I "sei" crearono CEE e Euratom. La CEE ha ampliato il mercato comune a beni e servizi. Dazi doganali aboliti nel 1968, introduzione di politiche comuni.
3. Primo Allargamento (1973):
Danimarca, Irlanda e Regno Unito aderiscono. Vengono introdotte politiche sociali e ambientali, creazione del FESR nel 1975.
4.
Il 9 maggio, "Giornata dell'Europa", commemora la dichiarazione di Schuman del 1950, che pose le basi per l'UE. Le prime elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale si sono tenute nel giugno 1979, e si ripetono ogni cinque anni.
5.
Nel 1981, la Grecia entra nelle Comunità, seguita da Portogallo e Spagna nel 1986. Questa espansione nel Sud Europa evidenzia la necessità di programmi di aiuto regionale.
6.
L'europessimismo degli anni '80 si risollevò con il libro bianco di Jacques Delors del 1985. La Comunità decise di completare il mercato interno entro il 1993, obiettivo sancito dall'Atto unico europeo (1986, entrato in vigore nel 1987).
7.
La caduta del muro di Berlino nel 1989, la riunificazione tedesca nel 1990 e la democratizzazione dell'Est Europa hanno trasformato il continente. Gli Stati membri hanno negoziato il trattato sull'Unione Europea, adottato a Maastricht nel 1991, che crea l'UE, entrata in vigore nel 1993.
8.
Austria, Finlandia e Svezia si sono unite all'UE nel 1995, portando i membri a 15. L'UE ha affrontato le sfide della globalizzazione. L'euro è stato introdotto nel 2002, sostituendo le monete di 12 paesi UE, diventando una valuta internazionale.
9.
A metà degli anni '90, sono iniziati i preparativi per il grande allargamento. Dieci paesi dell'Est, inclusi i paesi baltici e mediterranei, sono entrati nell'UE nel 2004, seguiti da Bulgaria e Romania nel 2007, e dalla Croazia nel 2013, portando il numero di stati membri a 28.
10.
Per una maggiore efficienza decisionale, l'UE cercò una Costituzione nel 2004, ma fu respinta. Il Trattato di Lisbona (firmato nel 2007, in vigore dal 2009) modificò i trattati esistenti, introducendo un presidente permanente del Consiglio europeo e un alto rappresentante per gli affari esteri. Contemporaneamente, l'UE ha creato meccanismi per affrontare la crisi finanziaria, stabilizzando le banche, riducendo il debito e coordinando le politiche economiche.
Allargare l'UE e avere buone relazioni con i vicini:
• L'UE è aperta a tutti i paesi europei con criteri democratici, politici ed economici.
• Diversi allargamenti hanno portato l'UE da 6 a 28 membri. Ulteriori paesi sono in fase di preparazione o negoziato per l'adesione. Serve l'unanimità per ogni nuovo trattato e l'UE deve valutare la propria capacità di assorbimento.
• L'allargamento ha rafforzato democrazia, sicurezza e crescita economica in Europa.
I. L'unificazione di un continente
• A) L'Europa dei 28: Il Consiglio europeo del 2002 ha approvato l'adesione di dodici paesi, ponendo fine alla divisione del continente. Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, insieme a Cipro e Malta (2004), poi Bulgaria e Romania (2007) e Croazia (2013), hanno avuto l'opportunità di unirsi al progetto europeo.
• B) Negoziati in corso: La Turchia, legata all'UE da un accordo di associazione, ha avviato i negoziati nel 2005, anche se alcuni stati membri preferirebbero un "partenariato privilegiato". I paesi dei Balcani occidentali aspirano all'UE per la ricostruzione e la stabilità. Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia sono candidati. La Bosnia-Erzegovina è un candidato potenziale. Il Kosovo potrebbe diventarlo una volta definiti i negoziati sul suo futuro. L'Islanda aveva negoziato l'adesione, ma li ha sospesi nel 2013.
II. Condizioni di adesione
• A) Requisiti giuridici: Ogni paese europeo che rispetti libertà, democrazia, diritti umani e stato di diritto può chiedere l'adesione.
• B) I criteri di Copenaghen: I nuovi membri devono avere: 1) istituzioni stabili che garantiscano democrazia e diritti umani; 2) un'economia di mercato funzionante; 3) la capacità di soddisfare gli obblighi dell'adesione.
• C) Il processo di adesione: La Commissione europea negozia con i paesi candidati. La decisione finale richiede l'unanimità degli stati membri e il consenso del Parlamento europeo. Il trattato di adesione deve essere ratificato da tutti. I paesi candidati ricevono aiuti finanziari preadesione.
III. Fin dove si dice Europa
• A) Frontiere geografiche: I dibattiti sui confini e l'identità europea sono complessi. Ogni paese ha diverse visioni geopolitiche. La questione dei paesi limitrofi all'Ucraina, come Bielorussia e Moldova, è complicata. L'adesione della Turchia pone interrogativi su Armenia, Georgia e Caucaso. Paesi come Liechtenstein, Norvegia e Svizzera non sono nell'UE per scelta interna.
• I criteri geografici, se unici, potrebbero portare a 47 membri, inclusa la Russia, ma ciò causerebbe squilibri. Ogni paese può presentare la propria domanda di adesione se disposto a recepire l'acquis comunitario. Fissare confini definitivi sarebbe contrario al processo di integrazione in corso.
B) Politica di Vicinato:
Gli allargamenti del 2004 e 2007 hanno portato alla necessità di una politica di vicinato per gestire le relazioni con i nuovi paesi confinanti, affrontando problemi come l'immigrazione, l'energia, il degrado ambientale, la criminalità transfrontaliera e il terrorismo. La politica di vicinato coinvolge i paesi a est (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina) e a sud (Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia).
Quasi tutti questi paesi hanno accordi con l'UE basati su valori condivisi e progresso verso l'economia di mercato. L'UE fornisce assistenza finanziaria e tecnica, accesso ai visti e misure di sviluppo. Dal 1995 esiste un "partenariato euromediterraneo" tra l'UE e 16 paesi del Mediterraneo meridionale e del Medio Oriente. Il sostegno finanziario è gestito dallo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI).
4. Come funziona l'Unione europea?
• Il Consiglio europeo (capi di Stato o di governo) definisce le linee politiche generali e prende decisioni chiave.
• Il Consiglio (ministri degli Stati membri) adotta decisioni politiche e leggi dell'UE.
• Il Parlamento europeo (rappresentanti dei cittadini) condivide il potere legislativo e di bilancio con il Consiglio.
• La Commissione europea (interesse comune dell'UE) è l'organo esecutivo, propone leggi e garantisce l'attuazione delle politiche.
I. Gli organi decisionali
L'UE è un'entità unica, più di una confederazione, con un sistema decisionale in continua evoluzione. I trattati sono la base del diritto dell'UE. Il diritto derivato comprende regolamenti, direttive e raccomandazioni adottate dalle istituzioni. Le politiche sono il risultato delle decisioni del Consiglio (governi), del Parlamento (popoli) e della Commissione (interesse comune).
• A) Il Consiglio europeo: Composto dai capi di Stato o di governo e dal presidente della Commissione. Si riunisce a Bruxelles, definisce gli obiettivi dell'UE, guida le principali iniziative politiche e affronta i problemi internazionali. Ha un presidente permanente.
• B) Il Consiglio: Composto dai ministri dei governi nazionali. Ha una presidenza a rotazione semestrale. Approva le leggi dell'UE (con il Parlamento), adotta il bilancio, e sottoscrive accordi internazionali. Il voto è a maggioranza semplice, qualificata o all'unanimità, a seconda della materia. Dal 2014, si usa un sistema semplificato: serve il 55% degli stati membri e il 65% della popolazione per approvare.
• C) Il Parlamento europeo: Organo eletto che rappresenta i cittadini europei, esercita un controllo sull'UE e adotta la legislazione con il Consiglio. I deputati sono eletti ogni cinque anni. Il numero di seggi per paese varia in base alla popolazione. (L'elenco dei seggi è stato omesso per brevità).
Il Parlamento Europeo (segue):
• Le sessioni plenarie del Parlamento si tengono a Strasburgo e Bruxelles. La "Conferenza dei presidenti" stabilisce l'ordine del giorno e le commissioni parlamentari preparano gli emendamenti. Il segretariato generale ha sede a Lussemburgo e Bruxelles.
• Il Parlamento esercita la funzione legislativa tramite:
o Codecisione: (procedura ordinaria) con il Consiglio, per le aree politiche con voto a maggioranza qualificata. Se non c'è accordo dopo due letture, la proposta va a un comitato di conciliazione.
o Parere Conforme: Il Parlamento ratifica accordi internazionali (negoziati dalla Commissione).
• Il Parlamento condivide con il Consiglio il potere di adottare il bilancio. Ha il diritto di respingerlo e in quel caso il processo ricomincia.
• Il Parlamento ha un ruolo di controllo sulla Commissione. Può approvare o respingere il presidente della Commissione e conduce audizioni dei membri. Può destituire l'intera Commissione con una mozione di censura e controlla le attività tramite interrogazioni.
D) La Commissione Europea:
• Ha il diritto esclusivo di proporre nuove leggi, che vengono inviate a Consiglio e Parlamento. I suoi membri (un commissario per paese) sono in carica per cinque anni e nominati di comune accordo dai governi e devono essere approvati dal Parlamento.
• La Commissione è indipendente dai governi, agisce per l'interesse generale e vigila sull'attuazione del diritto dell'UE.
• La Commissione è l'organo esecutivo e gestisce le politiche comuni (ricerca, aiuti, sviluppo regionale) e il bilancio.
• La Commissione si avvale di 44 dipartimenti e servizi con sede principalmente a Bruxelles e Lussemburgo.
E) La Corte di Giustizia:
• Ha sede a Lussemburgo, è composta da un giudice per stato membro e nove avvocati generali. Garantisce il rispetto del diritto dell'Unione.
F) La Banca Centrale Europea (BCE):
• Ha sede a Francoforte, gestisce l'euro e la politica monetaria dell'Unione, mantenendo la stabilità dei prezzi nella zona euro.
G) La Corte dei Conti:
• Ha sede a Lussemburgo ed esamina la legittimità e la regolarità delle spese dell'Unione, composta da un membro per stato membro.
II. Altri Organismi
• A) Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE): Organo consultivo con rappresentanti della società civile.
• B) Comitato delle Regioni (CdR): Organo consultivo con rappresentanti degli enti regionali e locali.
• C) Banca Europea per gli Investimenti (BEI): Con sede a Lussemburgo, concede prestiti per promuovere lo sviluppo regionale.
5. Di cosa si occupa l'Unione Europea?
L'UE opera in vari settori:
• Politiche di innovazione: tecnologie avanzate in ambiente, ricerca, energia.
• Politiche di solidarietà: coesione regionale, agricola e sociale.
• L'UE finanzia queste politiche con un bilancio annuale (1.06% del RNL dei paesi membri).
I. Politiche di Innovazione
• A) Ambiente e Sviluppo Sostenibile: L'UE punta a ridurre le emissioni di gas serra (-20% entro il 2020), incrementare le energie rinnovabili e ridurre il consumo energetico. L'UE ha una legislazione vincolante e investe in nuove tecnologie. Affronta inoltre problemi come inquinamento acustico, rifiuti, e incidenti ambientali. Ha un sistema di registrazione, valutazione e autorizzazione dei prodotti chimici (REACH).
• B) Innovazione Tecnologica: L'UE mira ad essere leader tecnologico, anche tramite il Centro comune di ricerca (JRC). La ricerca comune dell'UE completa i programmi nazionali, con focus su fusione termonucleare e settori industriali chiave. L'UE investe il 3% del PIL in ricerca. I programmi quadro finanziano ricerca in vari settori (salute, energia, trasporti, ecc.).
• C) Energia: L'UE consuma soprattutto combustibili fossili, in gran parte importati. Vuole ridurre il consumo, sviluppare energie rinnovabili, cooperare a livello internazionale e si concentra su solare, eolico, nucleare e biomassa.
II. Politiche di Solidarietà
• A) Aiuti a finalità regionale e politica di coesione: L'UE investirà 325 miliardi di euro nel 2014-2020 con il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione.
• B) La Politica Agricola Comune (PAC) e la Politica Comune della Pesca (PCP): La PAC ha obiettivi di garantire un tenore di vita equo agli agricoltori, stabilizzare i mercati e assicurare prezzi ragionevoli per i consumatori. La PAC sta ridefinendo la propria politica per garantire uno stile di vita rurale, la biodiversità e la qualità degli alimenti. La PCP ha l'obiettivo di proteggere le risorse ittiche.
• C) La Dimensione Sociale: La politica sociale dell'UE punta a correggere gli squilibri, con il Fondo sociale europeo e la Carta dei diritti sociali fondamentali.
III. Pagare per l’Europa: il bilancio dell’UE
• Il bilancio annuale dell'UE nel 2014 è di 142 miliardi di euro, finanziato da dazi doganali, parte dell'IVA e contributi degli stati membri.
• La spesa è divisa per crescita inclusiva (64 miliardi), risorse naturali (60 miliardi), sicurezza e cittadinanza (2 miliardi), l'UE come partner globale (8 miliardi) e spese amministrative (8 miliardi).
• Il quadro finanziario pluriennale (2014-2020) ha ridotto la spesa del 3%. Incrementa i finanziamenti per ricerca, innovazione, istruzione e relazioni esterne. La spesa per il clima deve essere almeno il 20% della spesa dell'Unione.

CHI FA COSA? MODALITÀ DI CONDIVISIONE DELLE RESPONSABILITÀ TRA L’UE E I SUOI STATI MEMBRI
L’UNIONE EUROPEA ▶ unione doganale
È DA SOLA RESPONSABILE
NEI SEGUENTI SETTORI: ▶ norme che regolano la concorrenza all’interno del mercato unico
▶ politica monetaria dei paesi che utilizzano l’euro
▶ conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca
▶ politica commerciale comune
▶ conclusione di accordi internazionali laddove previsto dalla legislazione dell’UE
▶ mercato unico
L’UNIONE EUROPEA E I SUOI STATI MEMBRI CONDIVIDONO
▶ coesione economica e sociale
LA RESPONSABILITÀ ▶ aspetti della politica sociale definiti nel trattato di Lisbona NEI SEGUENTI SETTORI:
▶ agricoltura e pesca, tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare
▶ ambiente
▶ protezione dei consumatori
▶ trasporti
▶ reti transeuropee
▶ energia
▶ creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia
▶ problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel trattato di Lisbona
▶ ricerca, sviluppo tecnologico e spazio
▶ cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario
▶ tutela e miglioramento della salute umana
SETTORI NEI QUALI LA
RESPONSABILITÀ PRINCIPALE
APPARTIENE AGLI STATI ▶ industria
▶ cultura
MEMBRI E NEI QUALI L’UE
PUÒ SVOLGERE UN RUOLO
DI SOSTEGNO ▶ turismo
E COORDINAMENTO:
▶ istruzione, formazione professionale, gioventù e sport
▶ protezione civile
▶ cooperazione amministrativa
6. Il mercato unico
X Il mercato unico è una delle principali realizzazioni dell’Unione europea. Le restrizioni agli scambi e alla libera concorrenza tra gli Stati membri sono state gradualmente eliminate, il che ha contribuito all’innalzamento del tenore di vita.
X Il mercato unico non è ancora diventato un’economia unica: alcuni settori, come i servizi di interesse generale, restano soggetti alle legislazioni nazionali. La libertà di fornire servizi porta vantaggi perché stimola l’attività economica.
X La crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha spinto l’UE a inasprire la sua legislazione in materia finanziaria.
X Nel corso degli anni, l’UE ha introdotto varie politiche (sui trasporti, sulla concorrenza ecc.) allo scopo di garantire che il maggior numero possibile di imprese e consumatori possa godere dei vantaggi offerti dall’apertura del

mercato unico.
I. La realizzazione dell’obiettivo del 1993
A) LIMITI DEL MERCATO COMUNE
Il trattato del 1957 che istituisce la Comunità economica europea (CEE) ha permesso di abolire le barriere doganali tra gli Stati membri e di applicare una tariffa doganale comune da applicare alle merci provenienti dai paesi extracomunitari. Questo obiettivo è stato realizzato il 1º luglio 1968.
Tuttavia, i dazi doganali rappresentano soltanto un aspetto del protezionismo. Negli anni settanta altri ostacoli agli scambi impediscono la completa realizzazione del mercato comune. Norme di natura tecnica, prescrizioni in materia di salute e sicurezza, controlli sui cambi e le normative nazionali riguardanti il diritto di esercitare determinate professioni continuano a limitare la libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali.
B) L’OBIETTIVO DEL 1993
Nel giugno 1985 la Commissione, allora presieduta da Jacques Delors, pubblica un libro bianco che definisce le strategie per l’abolizione, entro sette anni, di tutti gli ostacoli fisici, tecnici e fiscali alla libera circolazione in seno alla CEE. L’obiettivo è quello di stimolare l’espansione del commercio e dell’attività industriale all’interno del «mercato unico», un ampio spazio economico unificato, all’altezza del mercato americano.
I negoziati tra i governi degli Stati membri conducono a un nuovo trattato, l’Atto unico europeo, entrato in vigore nel luglio del 1987. Esso prevedeva:
• l’ampliamento dei poteri della CEE in alcuni ambiti (quali politica sociale, ricerca, ambiente);
• la graduale istituzione del mercato unico entro la fine del 1992;
• l’uso più frequente della votazione a maggioranza in seno al Consiglio dei ministri, per agevolare l’adozione di decisioni in materia di mercato unico.
II. Progressi realizzati nella creazione del mercato unico
A) OSTACOLI FISICI
All’interno dell’Unione europea sono stati aboliti tutti i controlli alle frontiere sulle merci e i controlli doganali sulle persone. Vengono tuttavia ancora effettuati controlli puntuali di polizia nel quadro della lotta alla droga e alla criminalità.
Nel giugno 1985, cinque dei dieci Stati membri firmano l’accordo di Schengen in base al quale le loro forze nazionali di polizia si impegnano a collaborare e viene creata una politica comune in materia di asilo e visti. L’accordo ha reso possibile la totale abolizione dei controlli sulle persone alle frontiere tra i paesi di Schengen (cfr. il capitolo 10: «Un’Europa di libertà, sicurezza e giustizia»). Oggi lo spazio Schengen è composto da 26 paesi europei, tra cui quattro che non sono membri dell’Unione europea (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
B) OSTACOLI TECNICI
I paesi dell’Unione hanno convenuto di riconoscersi reciprocamente le norme sulla vendita di gran parte delle merci. A partire dalla famosa sentenza della Corte di giustizia «Cassis de Dijon», del 1979, qualsiasi prodotto fabbricato e commercializzato legittimamente in uno Stato membro deve poter essere immesso sul mercato di tutti gli altri Stati membri.
Aprendo il mercato delle telecomunicazioni alla concorrenza, l’UE ha determinato notevoli riduzioni dei prezzi.
Nel caso dei servizi, i paesi dell’UE riconoscono reciprocamente o coordinano le proprie norme nazionali consentendo alle persone di esercitare professioni nell’ambito del diritto, della medicina, del turismo, delle banche e delle assicurazioni. La libera circolazione delle persone non è tuttavia ancora completa. Nonostante la direttiva del 2005 sul riconoscimento delle qualifiche professionali, vari ostacoli continuano infatti a frapporsi al desiderio di risiedere in un altro Stato membro dell’UE o di esercitarvi determinate attività. Tuttavia, le persone qualificate (siano esse avvocati o dottori, costruttori o idraulici) sono sempre più libere di esercitare la propria professione ovunque in seno all’Unione europea.
La Commissione europea ha adottato provvedimenti per favorire la mobilità dei lavoratori e soprattutto per garantire che i titoli di studio e le qualifiche di uno Stato membro fossero riconosciuti in tutti gli altri.
C) OSTACOLI FISCALI
Gli ostacoli fiscali sono stati ridotti allineando parzialmente le aliquote IVA nazionali, principio che deve essere approvato dagli Stati membri dell’UE. Inoltre, nel luglio 2005, tra gli Stati membri dell’UE e alcuni paesi, fra cui la Svizzera, è entrato in vigore un accordo sulla tassazione dei redditi da capitale.
D) APPALTI PUBBLICI
Alle gare per appalti pubblici, indipendentemente dall’autorità chi li aggiudica, possono partecipare offerenti di qualsiasi paese dell’Unione grazie alle direttive sugli appalti pubblici di servizi, forniture e lavori in settori quali l’acqua, l’energia e le telecomunicazioni.
Il mercato unico porta benefici a tutti i consumatori. Per esempio, l’apertura dei mercati nazionali dei servizi ha consentito di ridurre le tariffe delle telefonate a una frazione del prezzo di dieci anni fa. Le tariffe dei voli in Europa sono diminuite in maniera significativa sotto la spinta della concorrenza.
III. Attività in corso
A) SERVIZI FINANZIARI
Nel 2008, a seguito della crisi dei mutui «subprime» negli Stati Uniti, una pesante crisi finanziaria ha turbato le economie e i sistemi bancari mondiali, facendo crollare nel 2009 l’Unione europea in una recessione. Tra le reazioni che vi hanno fatto seguito vi è stata anche una riforma del sistema finanziario in modo da renderlo più trasparente
e responsabile. Per assicurare la supervisione delle banche sono state istituite autorità di supervisione su scala europea. Nuove regole unionali assicurano una maggiore protezione dei depositi bancari, aumentano l’importo del capitale che le banche devono possedere per garantire la propria stabilità, disciplinano i prodotti finanziari complessi e pongono limiti ai bonus dei dirigenti bancari.
B) PIRATERIA E CONTRAFFAZIONE
È necessario proteggere i prodotti dell’UE dalla pirateria e dalla contraffazione. La Commissione europea ritiene che ogni anno nell’UE tali pratiche comportino una perdita di migliaia di posti di lavoro ed è per questo che, in collaborazione con gli Stati membri, si adopera per rafforzare la tutela dei diritti d’autore e dei brevetti.
IV. Politiche a sostegno del mercato unico
A) TRASPORTI
Le attività dell’Unione europea si sono concentrate principalmente sulla libera prestazione di servizi di trasporto terrestre. Ciò significa, in particolare, dare alle imprese di trasporti libero accesso al mercato dei trasporti internazionali e consentire ai trasportatori di qualunque paese dell’UE di svolgere la propria attività all’interno di tutti gli altri Stati membri. L’Unione europea sta inoltre lavorando per assicurare una concorrenza leale nel settore dei trasporti su strada, per esempio armonizzando le norme sulle qualifiche per l’esercizio della professione e l’accesso al mercato, la libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, i periodi di guida e la sicurezza stradale.
In passato il trasporto aereo in Europa era dominato dalle compagnie di bandiera e da aeroporti di proprietà dello Stato ma l’introduzione del mercato unico ha cambiato completamente la situazione. Tutte le compagnie aeree europee oggi possono operare servizi aerei su qualsiasi rotta all’interno dell’UE nonché fissare le proprie tariffe liberamente. Di conseguenza è stato aperto un gran numero di nuove rotte e i prezzi sono scesi radicalmente portando benefici a passeggeri, compagnie aeree, aeroporti e lavoratori.
Allo stesso modo, i passeggeri stanno beneficiando di una maggiore concorrenza tra le società ferroviarie. A partire dal 2010, per esempio, le stazioni sulle linee ad alta velocità in Francia e in Italia sono servite sia da treni francesi sia italiani.
I trasporti marittimi sono soggetti alle norme europee della concorrenza, che si applicano sia alle società europee sia a quanti navigano sotto la bandiera di un paese esterno all’Unione. Tali norme intendono combattere le pratiche tariffarie sleali (bandiere di comodo) e affrontare le gravi difficoltà che attualmente conosce l’industria cantieristica in Europa.
Dall’inizio del XXI secolo, l’Unione europea ha finanziato nuovi e ambiziosi progetti tecnologici quali il sistema di navigazione satellitare Galileo, il sistema europeo di gestione del traffico ferroviario e SESAR, un programma per la modernizzazione dei sistemi di navigazione aerea. Le norme sulla sicurezza della circolazione stradale (su questioni quali la manutenzione dei veicoli, il trasporto di merci pericolose e la sicurezza delle strade) sono state rese più severe. La Carta dei diritti dei passeggeri del trasporto aereo e la recente normativa europea sui diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario garantiscono una tutela migliore dei diritti dei passeggeri. Risale al 2005 la prima pubblicazione dell’elenco delle compagnie aeree non sicure a cui è vietato volare all’interno dell’Unione europea.
B) CONCORRENZA
La politica di concorrenza dell’UE è essenziale per garantire che, all’interno del mercato unico europeo, la concorrenza non sia solo libera ma anche leale. La Commissione europea si occupa dell’attuazione di questa politica e, congiuntamente alla Corte di giustizia, assicura che venga rispettata.
Il principio alla base di questa politica è quello di evitare che eventuali cartelli tra imprese, aiuti pubblici o monopoli abusivi falsino la libera concorrenza all’interno del mercato unico.
Qualsiasi accordo nel quadro delle norme del trattato deve essere notificato alla Commissione europea dalle imprese interessate. In caso di violazione delle norme della concorrenza o di mancata notifica la Commissione può decidere di imporre direttamente un’ammenda, come nel caso di Microsoft a cui è stata comminata una sanzione di 900 milioni di euro nel 2008.
Se uno Stato membro dell’UE concede illecitamente aiuti o in caso di mancata notifica degli stessi, la Commissione può esigerne il rimborso. Qualsiasi fusione o acquisizione che comporti la posizione dominante di una società in un determinato settore deve essere notificata alla Commissione.
C) TUTELA DEI CONSUMATORI E SALUTE PUBBLICA
L’obiettivo della legislazione europea in questo campo è garantire ai consumatori lo stesso grado di protezione della salute e sicurezza finanziaria indipendentemente dal luogo dell’Unione europea in cui vivono, viaggiano o fanno i propri acquisti. La necessità di un’adeguata protezione a livello europeo è stata drammaticamente evidenziata, verso la fine degli anni novanta, dai timori connessi a questioni legate alla sicurezza alimentare, come ad esempio il «morbo della mucca pazza» (BSE). Nel 2002 è stata creata l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) al fine di garantire un valido fondamento scientifico alla legislazione in materia di sicurezza alimentare.
Una protezione dei consumatori a livello europeo è necessaria anche in molti altri campi; per questo motivo esistono numerose direttive UE sulla sicurezza dei prodotti cosmetici, dei giocattoli, dei fuochi d’artificio ecc. Nel 1993 è nata l’Agenzia europea per i medicinali (EMEA), al fine di trattare le richieste di autorizzazione alla commercializzazione dei medicinali in Europa. Senza autorizzazione nessun medicinale può essere commercializzato all’interno dell’Unione europea.
L’Unione europea adotta altresì provvedimenti per proteggere i consumatori da pubblicità false e ingannevoli, prodotti difettosi e abusi in settori quali il credito al consumo e gli acquisti per corrispondenza o le vendite su Internet.

Le nuove norme UE in materia di governance economica e finanziaria hanno contribuito a mettere in ordine e rafforzare il sistema bancario.
7. L’euro
X L’euro è la moneta unica condivisa da 18 dei 28 Stati membri dell’Unione europea. Ha cominciato a essere usato nelle operazioni non in denaro contante nel 1999 e per tutti i pagamenti nel 2002, quando sono entrati in circolazione le monete e i biglietti in euro.
X Ciascuno dei nuovi Stati membri dell’Unione europea è tenuto a adottare l’euro una volta soddisfatti i criteri previsti. Nel lungo periodo, tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero entrare a far parte della zona euro.
X L’euro offre notevoli vantaggi ai consumatori europei. Ai viaggiatori vengono risparmiati i costi e gli svantaggi legati al cambio di valuta. Gli acquirenti possono confrontare direttamente i prezzi in vigore nei diversi paesi. I prezzi sono stabili grazie alla Banca centrale europea, il cui compito è proprio quello di mantenere tale stabilità. Inoltre, l’euro ha acquisito lo status di importante valuta di riserva, alla stregua del dollaro. Durante la recente crisi finanziaria l’esistenza di una moneta comune ha protetto i paesi della zona euro dalla svalutazione competitiva e dagli attacchi degli speculatori.
X La debolezza strutturale delle economie di alcuni Stati membri espone l’euro ad attacchi speculativi. Per far fronte a tale rischio l’UE ha posto in atto strumenti di solidarietà che hanno aiutato i governi maggiormente indebitati ad uscire dalla crisi. Per il futuro è essenziale ottenere una più stretta collaborazione e una maggiore solidarietà economica tra gli Stati membri, i quali devono assicurare una buona governance delle proprie finanze pubbliche oltre a ridurre il proprio deficit di bilancio.


I. Come è stato creato l’euro
A) IL SISTEMA MONETARIO EUROPEO
In seguito alla decisione degli Stati Uniti nel 1971 di abolire il rapporto fisso fra il dollaro e il prezzo ufficiale dell’oro, che aveva consentito di mantenere la stabilità monetaria dalla Seconda guerra mondiale, termina il sistema dei tassi di cambio fissi. I governatori delle banche centrali dei paesi della CEE decidono di limitare le fluttuazioni dei tassi di cambio tra le loro monete a non più del 2,25 %, creando così il «sistema monetario europeo» (SME), entrato in vigore a marzo del 1979.
B) DALLO SME ALL’UEM
Al Consiglio europeo di Madrid del giugno 1989 i dirigenti dell’Unione adottano un piano in tre fasi per un’unione economica e monetaria (UEM). Tale piano viene integrato nel trattato di Maastricht sull’Unione europea adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 1991.
II. L’unione economica e monetaria
A) LE TRE FASI
La prima fase, che ha avuto inizio il 1o luglio 1990, prevede:
• la libertà totale di circolazione dei capitali all’interno dell’Unione (abolizione del controllo sui cambi);
• l’aumento dei fondi strutturali, al fine di intensificare gli sforzi per eliminare le disparità tra le regioni europee;
• la convergenza economica, grazie al controllo multilaterale delle politiche economiche degli Stati membri.
La seconda fase, che ha avuto inizio il 1º gennaio 1994, prevede:
• la creazione dell’Istituto monetario europeo (IME), con sede a Francoforte, composto dai governatori delle banche centrali dei paesi dell’UE;
• la creazione (o il mantenimento) di banche centrali nazionali indipendenti dal controllo dello Stato;
• l’introduzione di norme per ridurre i deficit di bilancio.
La terza fase è rappresentata dalla nascita dell’euro. Dal 1º gennaio 1999 al 1º gennaio 2002, l’euro viene introdotto gradualmente come moneta comune degli Stati membri partecipanti (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna). La Banca centrale europea (BCE) sostituisce l’IME e diventa responsabile della politica monetaria dell’Unione, che viene ora definita e attuata nella nuova moneta.
Tre paesi (Danimarca, Regno Unito e Svezia) decidono, per ragioni politiche e tecniche, di non adottare l’euro al momento del suo lancio. La Slovenia entra a far parte della zona euro nel 2007, seguita da Cipro e Malta nel 2008, dalla Slovacchia nel 2009, dall’Estonia nel 2011 e dalla Lettonia nel 2014.
La zona euro abbraccia dunque 18 paesi dell’UE e ogni nuovo Stato membro vi aderirà una volta soddisfatte le condizioni previste.
B) I CRITERI DI CONVERGENZA
Per aderire alla zona euro, ciascun paese dell’UE deve soddisfare i seguenti cinque «criteri di convergenza».
• stabilità dei prezzi: il tasso di inflazione non può superare di più dell’1,5 % la media dei tre Stati membri con l’inflazione più bassa;
• tassi di interesse: i tassi di interesse a lungo termine non possono variare di più del 2 % rispetto alla media dei tre Stati membri con i tassi di interesse più bassi;
• deficit: il deficit di bilancio deve essere inferiore al 3 % del PIL;
• debito pubblico: non può superare il 60 % del PIL;
• stabilità dei cambi: i tassi di cambio devono aver rispettato i limiti di fluttuazione per almeno due anni.
C) IL PATTO DI STABILITÀ E DI CRESCITA
Nel giugno 1997 il Consiglio europeo adotta il patto di stabilità e di crescita, che è un impegno permanente di stabilità di bilancio e permette di imporre penali ai paesi della zona euro il cui deficit supera il 3 %. Il patto è stato rafforzato nel 2011. Il concetto ha ricevuto ulteriore impulso nel 2012 quando i governi di 25 paesi dell’UE hanno firmato un accordo internazionale denominato «trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria». Tale accordo è anche noto come «fiscal compact» e ha obbligato i paesi partecipanti a inserire nella legislazione nazionale obblighi in tema di equilibrio del bilancio.
D) L’EUROGRUPPO
Tallin, la capitale dell’Estonia, dove l’euro ha sostituito la «kroon» a gennaio 2011.
L’Eurogruppo è composto dai ministri dell’Economia e delle finanze degli Stati membri della zona euro, che si incontrano per coordinare le proprie politiche economiche e monitorare le proprie politiche finanziarie e di bilancio. L’Eurogruppo rappresenta inoltre l’euro nelle istanze monetarie internazionali. Nel gennaio 2013 il ministro delle Finanze dei Paesi Bassi, Jeroen Dijsselbloem, è stato eletto presidente dell’Eurogruppo per un periodo di due anni e mezzo. 
E) CONVERGENZA MACROECONOMICA A PARTIRE
DAL 2008: GLI EFFETTI DELLA CRISI FINANZIARIA La crisi finanziaria del 2008 ha aumentato in maniera considerevole il debito pubblico della maggior parte dei paesi dell’UE. Tuttavia, l’euro ha protetto le economie più vulnerabili dal rischio di svalutazione mentre si trovavano ad affrontare la crisi e gli attacchi degli speculatori.
All’inizio della crisi molte banche si sono trovate in difficoltà e hanno dovuto essere salvate dai governi nazionali che hanno così incrementato il debito pubblico. L’attenzione è passata quindi al debito pubblico e alcuni paesi fortemente indebitati e i cui bilanci pubblici presentavano deficit in aumento sono finiti in particolare sotto attacco nel 2009-2010. Per tale motivo i leader dell’UE hanno istituito il «meccanismo europeo di stabilità». Questo muro di contenimento ha la capacità di erogare prestiti per 500 miliardi di euro sotto forma di fondi garantiti dai paesi dell’euro ed è usato per salvaguardare la stabilità finanziaria nell’eurozona. Nel periodo 20102013 cinque paesi hanno sottoscritto accordi con i diversi organismi dell’UE e con il FMI per ricevere un’assistenza finanziaria (Cipro, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna). Gli accordi erano adattati alla situazione di ciascun paese, ma comprendevano per lo più l’obbligo di introdurre riforme al fine di migliorare l’efficienza del settore pubblico nel paese in questione. Alla fine del 2013 l’Irlanda è stato il primo paese ad aver completato con successo il programma prescritto di adattamento dell’economia e a iniziare di nuovo ad attingere direttamente ai mercati dei capitali per ottenere prestiti.
Nell’ambito della strategia di risposta alla crisi gli Stati membri e le istituzioni dell’UE hanno fatto giocare anche le disposizioni del trattato di Lisbona concepite per rafforzare la governance economica dell’UE: discussione previa dei piani di bilancio nazionali, monitoraggio delle economie nazionali e inasprimento delle norme sulla concorrenza, con l’introduzione di sanzioni contro i paesi che violassero le regole finanziarie. Tale processo si svolge nel primo semestre di ogni anno ed è denominato il «semestre europeo».
In questo modo, dinanzi al generale cambiamento finanziario ed economico, l’Unione europea si trova a dover adottare provvedimenti più severi per far sì che gli Stati membri gestiscano i propri bilanci in maniera responsabile e si sostengano reciprocamente dal punto di vista finanziario. Questo è l’unico modo per consentire all’euro di rimanere credibile come moneta unica e agli Stati membri di affrontare congiuntamente le sfide economiche della globalizzazione. Sia la Commissione che il Parlamento europeo sottolineano l’importanza del coordinamento delle politiche nazionali di tipo economico e sociale giacché, sul lungo periodo, la moneta comune europea non potrà esistere senza una qualche forma di governance economica comune. 
8. Conoscenza e innovazione quale punto di partenza
La strategia Europa 2020 si prefigge di:
X rispondere alla globalizzazione e alla crisi economica rendendo l’economia europea nuovamente competitiva (telecomunicazioni, servizi, energia, nuove tecnologie verdi per lo sviluppo sostenibile);
X garantire:
— una crescita intelligente: promuovendo la conoscenza, l’innovazione, l’istruzione e la società digitale;
— una crescita sostenibile: promuovendo un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
— una crescita inclusiva: promuovendo un’economia con un alto tasso di occupazione, che favorisca la
coesione economica, sociale e territoriale.
All’inizio degli anni novanta due fenomeni di vasta portata hanno cominciato a rivoluzionare l’economia e la vita quotidiana del mondo intero, compresa l’Europa: da un lato, la globalizzazione, con la sempre maggiore interdipendenza delle economie del mondo e, dall’altro, la rivoluzione tecnologica, con l’arrivo di Internet e delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Quale risposta, nel 2000 l’UE ha adottato una strategia volta a modernizzare l’economia europea, strategia denominata «processo di Lisbona».
Più di recente il mondo è stato scosso da gravi crisi finanziarie ed economiche che hanno causato una forte recessione economica e hanno inasprito la disoccupazione in Europa. Nel 2010 al processo di Lisbona ha fatto seguito la strategia «Europa 2020» che comprende diverse iniziative volte a rendere le economie europee più produttive e a rinsaldare la coesione sociale.
Nell’ambito di questa strategia i 28 Stati membri dell’UE hanno concordato di:
• attribuire alla Commissione europea un ruolo più importante per portare avanti il processo, in particolare diffondendo le «migliori prassi» in Europa;
• essere più rapidi nel riformare i propri mercati finanziari e sistemi di sicurezza sociale e nell’aprire i settori delle telecomunicazioni ed energetico alla concorrenza;
• migliorare i propri sistemi di istruzione, aiutare maggiormente i giovani a trovare un impiego, stringere legami più forti tra le università e le imprese e continuare i programmi Erasmus, Leonardo ed Erasmus Mundus;
• agire più rapidamente (ad esempio armonizzando le proprie disposizioni in materia fiscale e di previdenza sociale) per creare un «mercato unico» destinato alla ricerca, consentendo a ricercatori, saperi e tecnologie di spostarsi liberamente all’interno dell’Europa;
• aumentare la spesa in materia di ricerca e innovazione al 3 % del PIL (obiettivo adottato anche dagli Stati Uniti).
Ogni primavera il Consiglio europeo si riunisce per fare il punto sui progressi compiuti nell’attuazione di questa strategia.

Per stare al passo con la concorrenza globale, l’UE incoraggia le nuove tecnologie e l’innovazione.
9. Cosa significa essere un cittadino europeo?
X I cittadini dell’Unione europea possono viaggiare, vivere e lavorare ovunque nell’UE.
X L’Unione promuove e finanzia programmi che avvicinano i suoi cittadini, soprattutto nel campo dell’istruzione e della cultura.
X Il sentimento di appartenenza all’Unione europea si svilupperà gradualmente, man mano che l’UE raggiungerà risultati tangibili e spiegherà più chiaramente cosa sta facendo per i suoi cittadini.
X Le persone riconoscono i simboli dell’identità europea condivisa, quali la moneta unica nonché la bandiera e l’inno europei.
X Sta iniziando a emergere una «sfera pubblica europea», con partiti politici a portata europea. I cittadini votano ogni cinque anni per un nuovo Parlamento europeo che poi vota per la nuova Commissione europea.


Il principio della cittadinanza dell’Unione è sancito dal trattato che stabilisce dell’UE: «È cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. La cittadinanza dell’Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non sostituisce quest’ultima» (articolo 20, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea). Ma cosa si intende in pratica per cittadinanza dell’Unione?
I. Viaggiare, vivere e lavorare in Europa
Il cittadino europeo ha diritto di circolare liberamente, lavorare e risiedere ovunque nell’Unione.
Se avete completato un corso universitario della durata di almeno tre anni, le vostre qualifiche saranno riconosciute in tutti i paesi dell’UE, giacché gli Stati membri hanno fiducia nella qualità dei reciproci sistemi di insegnamento e formazione.
Potete lavorare nel settore sanitario, dell’istruzione e in altri servizi pubblici (con l’eccezione della polizia, delle forze armate ecc.) di ogni paese dell’Unione europea. Cosa c’è di più naturale che assumere un teacher britannico per insegnare l’inglese a studenti di Roma o per un giovane laureato belga tentare un concorso per entrare nell’amministrazione francese?
Prima di viaggiare all’interno dell’UE è possibile ottenere dalle proprie autorità nazionali una tessera sanitaria europea, che contribuisce a coprire i costi dell’assistenza medica in caso di malattia in un altro paese.
II. Come esercitare i propri diritti di cittadino europeo
Il cittadino dell’Unione europea non è soltanto un lavoratore o consumatore, ma può godere di specifici diritti politici. Da quando è entrato in vigore il trattato di Maastricht, ogni cittadino dell’Unione, indipendentemente dalla sua nazionalità, ha il diritto di voto e il diritto di candidarsi alle elezioni comunali dello Stato membro in cui risiede e alle elezioni del Parlamento europeo.

Gli europei possono vivere e lavorare liberamente in ogni paese dell’Unione che desiderano.
Uno dei diritti di base sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è quello di conciliare la vita familiare con la carriera.

Da dicembre 2009 (quando è entrato in vigore il trattato di Lisbona), il cittadino ha altresì diritto di presentare una petizione alla Commissione per avanzare una proposta legislativa, purché abbia raccolto un milione di firme di persone provenienti da un numero significativo di Stati membri.
III. Diritti fondamentali
L’impegno dell’Unione europea a favore dei diritti dei suoi cittadini è stato espresso con chiarezza a Nizza, nel dicembre 2000, quando il Consiglio europeo ha solennemente proclamato la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La Carta è stata elaborata da una convenzione composta da parlamentari europei e nazionali, rappresentanti dei governi nazionali e da un membro della Commissione europea. Sotto sei rubriche (Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza, Giustizia), i 54 articoli della carta definiscono i valori fondamentali dell’Unione europea e i diritti civili, politici, economici e sociali dei suoi cittadini.
I primi articoli riguardano la dignità umana, il diritto alla vita e all’integrità della persona, la libertà di espressione e di coscienza. Il capitolo sulla solidarietà costituisce un’innovazione in quanto incorpora diritti economici e sociali come:
• il diritto di sciopero;
• il diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione;
• il diritto di conciliare vita familiare e vita professionale;
• il diritto all’assistenza sanitaria, alle prestazioni di sicurezza sociale e all’assistenza sociale in tutta l’Unione.
La Carta promuove l’uguaglianza fra uomini e donne e introduce diritti come la protezione dei dati, il divieto delle pratiche eugenetiche e della clonazione riproduttiva degli esseri umani, la tutela dell’ambiente, i diritti del bambino e degli anziani, il diritto a una buona amministrazione.
Il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009, dà alla Carta la stessa forza giuridica dei trattati. In questo modo può essere usata come base per portare un caso dinanzi alla Corte di giustizia dell’UE (un protocollo tuttavia specifica le condizioni relative all’applicazione della Carta in Polonia e nel Regno Unito e lo stesso varrà in seguito per la Repubblica ceca).
Inoltre, l’articolo 6 del trattato di Lisbona fornisce all’UE una base giuridica per aderire alla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Tale convenzione non verrà più meramente citata nei trattati dell’UE, ma avrà forza giuridica nei paesi dell’UE, garantendo pertanto una maggiore protezione dei diritti dell’uomo all’interno dell’Unione europea.
IV. L’Europa dell’istruzione e della cultura
Il senso di appartenere ad una collettività e di condividere lo stesso destino non può essere creato artificialmente, ma può derivare solo da una coscienza culturale comune. È per questo motivo che l’Europa ha ormai il dovere di coltivare non solo la dimensione economica, ma anche quella relativa a istruzione, cittadinanza e cultura.
L’UE non dice come devono essere organizzate le scuole o l’istruzione o quali devono essere i programmi di studio: queste decisioni vengono prese a livello nazionale o locale. Ma l’UE organizza programmi all’insegna di Erasmus+ per promuovere gli scambi culturali che consentono ai giovani di andare all’esterno a formarsi o a studiare, di apprendere nuove lingue e partecipare ad attività congiunte con le scuole o gli istituti di altri paesi. Nel periodo 2014-2020 più di 4 milioni di persone dovrebbero ricevere un sostegno.
I paesi europei stanno collaborando, attraverso il processo di Bologna, per creare uno spazio europeo dell’istruzione superiore. Ciò significa, per esempio, che i corsi universitari di tutti i paesi interessati porteranno a diplomi di laurea confrontabili e reciprocamente riconosciuti (laurea triennale, laurea magistrale, dottorato).
In ambito culturale il programma «Europa creativa» incoraggia la cooperazione fra autori di programmi TV e produttori cinematografici, promotori, emittenti e organismi culturali di diversi paesi. Essi contribuiscono alla produzione di un maggior numero di programmi televisivi e di film europei, contribuendo quindi a ristabilire un equilibrio fra prodotti europei e statunitensi.
Una delle caratteristiche essenziali dell’Europa è la sua diversità linguistica e proprio la salvaguardia di tale diversità costituisce un importante obiettivo per l’UE. In effetti, il multilinguismo è fondamentale per il funzionamento dell’Unione europea. La legislazione dell’UE deve essere disponibile in tutte e 24 le lingue ufficiali e ciascun deputato europeo ha il diritto di utilizzare la propria lingua nei dibattiti parlamentari.
V. Il Mediatore europeo e il vostro diritto di presentare una petizione al Parlamento
Affinché l’Unione europea sia più vicina ai suoi cittadini, il trattato sull’Unione europea ha creato una nuova figura: il Mediatore europeo. Eletto dal Parlamento europeo per la durata della legislatura, il Mediatore europeo riceve le denunce contro gli organi e le istituzioni dell’UE. Può ricorrere al Mediatore qualsiasi cittadino dell’Unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro dell’UE. Il Mediatore si adopera per giungere a una soluzione amichevole tra le parti coinvolte.
Chiunque risieda in uno Stato membro dell’UE può presentare una petizione al Parlamento europeo. Si tratta di un altro importante legame tra le istituzioni dell’UE e i cittadini.
VI. Un sentimento di appartenenza
L’idea di un’Europa dei cittadini è alquanto nuova. Ad essa contribuisce una serie di simboli di una comune identità europea quali il passaporto europeo, utilizzato già dal 1985. La patente europea viene rilasciata in tutti gli Stati membri dal 1996. L’UE ha adottato il motto «Unità nella diversità» e il 9 maggio si celebra la «Giornata dell’Europa».
L’inno europeo (l’«Inno alla gioia» di Ludwig van Beethoven) e la bandiera europea (un cerchio di 12 stelle dorate su sfondo blu) sono stati esplicitamente menzionati nel progetto di Costituzione per l’Unione europea del 2004, ma sono stati poi eliminati dal trattato di Lisbona che ha preso il suo posto. Si tratta comunque ancora di simboli dell’UE e gli Stati membri, le autorità locali e i singoli cittadini possono utilizzarli se lo desiderano.
Tuttavia, le persone non possono sentire di «appartenere» all’Unione europea se non sono consapevoli di quanto sta facendo l’UE e non ne capiscono il motivo. Le istituzioni dell’Unione e gli Stati membri devono fare molto di più per spiegare le questioni relative all’UE in un linguaggio chiaro e semplice.
Le persone devono anche poter vedere che l’azione dell’UE apporta differenze tangibili nelle loro vite quotidiane. In questo senso, la messa in circolazione, nel 2002, delle monete e dei biglietti in euro ha avuto un impatto decisivo. Il fatto che i prezzi dei beni e dei servizi siano fissati in euro, utilizzato ora quotidianamente da più dei due terzi della popolazione dell’UE, significa che i consumatori sono in grado di confrontare direttamente i prezzi da un paese all’altro.
L’abolizione dei controlli alle frontiere fra i paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Schengen contribuisce a far crescere nella popolazione il sentimento di appartenere ad uno spazio geografico unificato.
Un sentimento di appartenenza deriva, soprattutto, dal sentirsi personalmente coinvolti nel processo decisionale dell’UE. Ogni cittadino adulto dell’UE ha il diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo e questo elemento costituisce una base importante per la legittimità democratica dell’UE. Tale legittimità viene accresciuta dal fatto che vengono concessi al Parlamento europeo più poteri, i parlamenti nazionali hanno maggiore peso negli affari dell’UE e i cittadini dell’Europa sono coinvolti in modo più attivo nelle organizzazioni non governative (ONG), nei movimenti politici e nella creazione di partiti politici a portata europea. Se si desidera contribuire a dare forma all’agenda europea e influenzare le politiche dell’UE, esistono molti modi per farlo. Esistono, per esempio, forum di discussione online dedicati agli affari dell’Unione europea in cui è possibile accedere ai dibattiti ed esprimere le proprie idee sui blog dei commissari o dei parlamentari. È altresì possibile contattare la Commissione o il Parlamento direttamente online o attraverso uno dei loro uffici nel vostro paese (cfr. terza pagina di copertina per ulteriori informazioni).
L’Unione europea è stata creata per servire i popoli d’Europa e il suo futuro deve essere determinato dal coinvolgimento attivo delle persone di ogni ceto. I padri fondatori dell’UE erano ben consapevoli di questo. «Noi non coalizziamo Stati, ma uniamo uomini», scriveva Jean Monnet nel 1952. L’adesione dell’opinione pubblica all’idea dell’Europa e la partecipazione dei cittadini alle sue attività restano fra le maggiori sfide che devono affrontare oggi le istituzioni europee.

10. Un’Europa di libertà, sicurezza e giustizia
X L’apertura delle frontiere interne tra i paesi europei costituisce un evidente vantaggio per i cittadini, che possono circolare liberamente senza essere sottoposti a controlli.
X Questa libertà deve tuttavia essere accompagnata da un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell’Unione per lottare efficacemente contro la criminalità organizzata, il terrorismo, l’immigrazione clandestina nonché il traffico degli esseri umani e della droga.
X Gli Stati membri dell’UE cooperano nei settori della polizia e della giustizia per garantire una maggiore sicurezza.

I cittadini europei hanno il diritto di vivere liberamente e gestione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Il ovunque nell’Unione, senza temere persecuzioni o violenze. lavoro è stato condotto essenzialmente dal Consiglio (ossia Eppure, la criminalità internazionale e il terrorismo sono tramite discussioni e accordi tra i ministri di governo), che ha attualmente fra i principali motivi di preoccupazione per gli lasciato alla Commissione e al Parlamento un ruolo
europei. secondario. Il trattato di Lisbona ha introdotto una modifica
stabilendo che il Consiglio ora adotta gran parte delle sue Chiaramente, la libera circolazione è tale solo se ciascuno decisioni mediante una votazione a maggioranza qualificata gode, ovunque nell’Unione, della stessa tutela e dello stesso e il Parlamento si pone sul suo stesso livello nel processo accesso alla giustizia. Pertanto, attraverso modifiche decisionale.
successive ai trattati, l’Unione europea sta diventando gradualmente uno spazio unico di libertà, sicurezza e giustizia.
I. Circolare liberamente all’interno La portata dell’azione dell’UE in questi settori è stata dell’UE e proteggere i suoi confini ampliata nel corso degli anni, grazie all’adozione, da parte esterni
del Consiglio europeo, di tre successivi programmi quadro: il programma di Tampere (1999-2004), il programma del L’Aia La libera circolazione delle persone all’interno dell’UE (2005-2009) e il programma di Stoccolma (2010-2014). Se comporta per gli Stati membri una serie di problemi di i programmi di Tampere e de L’Aia erano finalizzati a una sicurezza legati al fatto che le frontiere interne non sono maggiore sicurezza, quello di Stoccolma è maggiormente più sottoposte a controlli. Per compensare tale situazione incentrato sulla tutela dei diritti dei cittadini. occorre introdurre misure di sicurezza supplementari alle frontiere esterne dell’Unione. È inoltre necessario Il processo decisionale in questi settori è divenuto più rafforzare la cooperazione fra forze di polizia nazionali efficace grazie al trattato di Lisbona, entrato in vigore e autorità giudiziarie nella lotta alla criminalità, che può a dicembre 2009. Fino ad allora, gli Stati membri avevano avvantaggiarsi della libertà di circolazione su tutto il riservato per sé la completa responsabilità per la creazione territorio dell’Unione.
Con l’invecchiamento della popolazione dell’UE, immigrati legali con le giuste qualifiche stanno contribuendo a colmare le carenze esistenti sul mercato del lavoro.
La cooperazione tra le autorità doganali europee sta contribuendo a ridurre il traffico illecito e la criminalità.

Una delle iniziative più importanti nell’ottica di agevolare gli spostamenti all’interno dell’Unione è l’accordo intergovernativo che il Belgio, la Francia, la Repubblica federale di Germania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi concludono nel 1985 a Schengen, una piccola cittadina lussemburghese di frontiera. L’accordo abolisce i controlli sulle persone, indipendentemente dalla nazionalità, alle frontiere fra questi Stati membri, armonizza i controlli alle frontiere esterne e introduce una politica comune in materia di visti. Nasce così uno spazio senza frontiere interne, denominato «spazio Schengen».
Oggi le disposizioni dell’accordo di Schengen sono interamente integrate nei trattati dell’UE e lo spazio Schengen si è gradualmente ampliato. Nel 2013 le norme di Schengen sono state attuate integralmente da tutti i paesi dell’UE, con l’eccezione di Bulgaria, Cipro, Croazia, Irlanda, Regno Unito e Romania. Anche quattro paesi extra-UE — Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera — fanno parte dello spazio Schengen.
Il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell’UE è divenuto una priorità quando l’UE si è allargata nel 2004 e nel 2007. Un’agenzia dell’UE conosciuta come Frontex e con base a Varsavia è responsabile per la gestione della cooperazione UE in materia di sicurezza alle frontiere esterne. Gli Stati membri possono utilizzare le sue imbarcazioni, i suoi elicotteri e aerei per fare ricognizioni congiunte, per esempio nelle aree sensibili del Mediterraneo. L’UE sta inoltre considerando l’istituzione di un servizio di guardia di frontiera europeo.
II. Politica di asilo e di immigrazione
L’Europa è fiera della sua lunga tradizione di accoglienza degli stranieri e di asilo offerto ai rifugiati in fuga da pericoli e persecuzioni. Tuttavia, i governi dell’Unione affrontano oggi il problema impellente di come gestire, in uno spazio senza frontiere interne, l’afflusso crescente di immigrati legali e clandestini.
I governi dell’UE hanno deciso di armonizzare le proprie norme affinché le domande di asilo vengano esaminate in base a un corpus di principi fondamentali, uniformemente riconosciuto in tutta l’Unione. Sono state adottate norme minime comuni per l’ammissione delle persone in cerca di asilo e per la concessione dello status di rifugiati. È stato anche istituito un ufficio europeo di sostegno per l’asilo con sede a Malta per agevolare la cooperazione tra i paesi dell’UE in questo ambito.
Negli ultimi anni è arrivato sulle coste europee un gran numero di immigrati clandestini e una delle priorità dell’UE è proprio quella di affrontare questo problema. I governi degli Stati membri stanno collaborando per affrontare il traffico di persone e fissare disposizioni comuni per il rimpatrio di immigrati clandestini. Al contempo, l’immigrazione legale è coordinata meglio nell’ambito delle norme UE sul ricongiungimento familiare, sullo status dei residenti di lungo termine e sull’ammissione di cittadini non-UE che desiderano venire in Europa per studiare o svolgere ricerche.
III. Lotta alla criminalità internazionale
È inoltre necessario uno sforzo di coordinamento per combattere le organizzazioni criminali cui fanno capo le reti di immigrazione clandestina e di traffico e sfruttamento di esseri umani, in primo luogo donne e bambini.
La criminalità organizzata è sempre più sofisticata e si avvale regolarmente delle reti europee o internazionali per le sue attività. Il terrorismo ha già dimostrato di poter colpire con estrema brutalità ovunque nel mondo.
In tale contesto è stato creato il sistema d’informazione Schengen (SIS), una base di dati complessa che consente alle forze dell’ordine e alle autorità giudiziarie di scambiare informazioni per indagini su persone e beni, ad esempio in caso di mandato d’arresto o di estradizione o di furto di veicoli o di opere d’arte. Una base di dati di nuova generazione, conosciuta come SIS II, ha una maggiore capacità e rende possibile la memorizzazione di nuovi tipi di dati.
Uno dei metodi migliori per risalire ai criminali è quello di seguire le tracce dei fondi illegali. Per questo motivo, oltre che per tagliare i fondi alle organizzazioni criminali, l’Unione sta elaborando una legislazione sulla prevenzione del riciclaggio di denaro sporco.
Il progresso più spettacolare sul fronte della cooperazione fra le forze dell’ordine è l’istituzione di Europol, organo dell’UE con sede a L’Aia, composto da funzionari di polizia e delle dogane. Le sue competenze abbracciano vari settori dell’attività criminale: narcotraffico, commercio di veicoli rubati, tratta delle persone, reti di immigrazione clandestina, sfruttamento sessuale di donne e bambini, pornografia infantile, contraffazione, traffico di scorie radioattive e nucleari, terrorismo, riciclaggio di denaro sporco e falsificazione dell’euro.
IV. Verso uno spazio giudiziario europeo
Attualmente, coesistono nell’Unione vari sistemi giudiziari, ciascuno all’interno delle rispettive frontiere nazionali. Ma siccome né la criminalità internazionale né il terrorismo conoscono frontiere, l’Unione ha bisogno di istituire un quadro comune di lotta contro il terrorismo, il traffico di droghe e la falsificazione che offra ai cittadini un elevato livello di protezione e migliori la cooperazione internazionale in questo settore. L’Unione ha inoltre bisogno di una politica penale comune per garantire che la cooperazione fra i giudici di paesi diversi non si areni sulla definizione divergente di una certa figura di reato.
Il principale esempio di cooperazione operativa in questo settore è costituito da Eurojust, una struttura centrale di coordinamento istituita a L’Aia nel 2003, che consente alle autorità nazionali competenti di collaborare nelle indagini e nelle azioni penali che investono più di uno Stato membro. Sulla base di Eurojust, sarà possibile istituire una procura europea, laddove il Consiglio (o un gruppo di almeno nove Stati membri) si pronunciasse in tal senso. Il ruolo della procura sarà quello di individuare e perseguire gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione.
Un altro strumento di cooperazione transfrontaliera pratica è il mandato di arresto europeo, operativo dal gennaio 2004, che sostituisce le lunghe procedure di estradizione.
In materia di diritto civile l’Unione europea ha adottato una legislazione che agevola l’applicazione delle sentenze nei casi transnazionali di divorzio, separazione, affidamento di minori e prestazioni alimentari, in modo che le sentenze pronunciate in un paese siano applicabili anche in un altro. L’Unione europea ha stabilito procedure comuni per semplificare ed accelerare la risoluzione delle controversie transnazionali in azioni civili di minore importanza il cui esito non è contestato, come recuperi di crediti e fallimenti.
11. L’Unione europea sulla scena mondiale
X L’Unione europea ha più influenza sulla scena mondiale quando si esprime con un’unica voce negli affari internazionali, come nel caso dei negoziati commerciali. Per raggiungere questo obiettivo e per migliorare la visibilità dell’Unione a livello internazionale, nel 2009 il Consiglio europeo ha eletto un presidente permanente e nominato il primo alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
X Nel settore della difesa ogni Stato mantiene la propria sovranità, che sia membro della NATO o neutrale. Gli Stati membri dell’UE sviluppano tuttavia cooperazioni militari in alcune missioni di pace.
X L’Unione europea è uno dei grandi protagonisti del commercio internazionale e sta operando nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio per assicurare l’esistenza di mercati aperti e di un sistema di scambio fondato su un insieme di norme.
X Per ragioni storiche e geografiche, l’UE guarda all’Africa con un’attenzione particolare (tramite politiche d’aiuto allo sviluppo, preferenze commerciali, aiuti alimentari e la promozione del rispetto dei diritti umani).

Sullo scacchiere mondiale l’Unione europea è una delle massime potenze economiche, commerciali e monetarie. Qualcuno a volte ha ribadito che l’UE è diventata un importante gigante economico rimanendo però un «nano della politica». Come sempre la verità sta nel mezzo. L’Unione europea svolge un ruolo di primo piano nei vari consessi internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), gli organismi specializzati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), i summit mondiali sull’ambiente e lo sviluppo.
È vero tuttavia che gli Stati membri sono ancora lungi dal costituire un fronte unico, sul piano diplomatico e politico, rispetto a tematiche decisive per il pianeta. Per di più, la difesa militare (pietra angolare della sovranità nazionale) resta nella mani dei governi nazionali, che interagiscono unicamente nell’ambito di alleanze come il patto atlantico (NATO).
I. La politica estera e di sicurezza comune
A) CREAZIONE DI UN SERVIZIO DIPLOMATICO EUROPEO
L’UE conduce operazioni civili o militari per il mantenimento della pace, come per esempio questa forza anti-pirateria lungo le coste della Somalia.
La politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) definiscono i principali obiettivi di politica estera dell’UE. Tali politiche sono state introdotte dai trattati di Maastricht (1992), Amsterdam (1997) e Nizza (2001). Questi trattati hanno dato origine al «secondo pilastro» dell’UE — un ambito in cui si decidono le azioni da intraprendere tramite accordi intergovernativi e in cui la Commissione e il Parlamento svolgono un ruolo marginale. Le decisioni in questo campo vengono prese per consenso e gli Stati membri sono liberi di astenersi. Nonostante il trattato di Lisbona abbia eliminato i «pilastri» dalla struttura dell’UE, lo stesso non ha cambiato le modalità con cui vengono prese le decisioni in materia di sicurezza e difesa. Tuttavia, ha cambiato la denominazione della politica, da PESD a PSDC, la politica di sicurezza e di difesa comune. Ha inoltre messo in evidenza il profilo della PESC con la creazione del posto di alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Il suo compito è di rappresentare il parere collettivo dell’UE e di agire in nome dell’Unione in seno alle organizzazioni internazionali e nelle conferenze internazionali. La signora Ashton è assistita da migliaia di funzionari UE e nazionali che formano il servizio europeo per l’azione esterna, ovvero il servizio diplomatico dell’UE.
Sostanzialmente, l’obiettivo della politica estera dell’UE è di garantire sicurezza, stabilità, democrazia e rispetto dei diritti umani non solo nelle immediate vicinanze (ad esempio nei Balcani) ma anche in altri punti caldi del pianeta, come in Africa, nel Medio Oriente e nel Caucaso. Il suo strumento principale è il «potere morbido» (soft power), che esercita per esempio tramite missioni di osservazione elettorale, aiuti umanitari e assistenza allo sviluppo. Nel 2012, l’UE ha donato aiuti umanitari per un ammontare di oltre 1,3 miliardi di euro. L’UE fornisce a livello mondiale il 60 % dell’assistenza allo sviluppo e aiuta i paesi più bisognosi del mondo a lottare contro la povertà, provvedere al sostentamento delle loro popolazioni, evitare le catastrofi naturali, accedere all’acqua potabile e combattere le malattie. Al contempo, l’Unione europea incoraggia attivamente questi paesi a rispettare lo stato di diritto e ad aprire i propri mercati al commercio internazionale. La Commissione e il Parlamento europeo si adoperano per far sì che gli aiuti vengano forniti in maniera responsabile nonché opportunamente gestiti e impiegati.
L’UE ha l’intenzione e le capacità per andare oltre questa diplomazia del «potere morbido»? Questa è la sfida principale per il futuro. Troppo spesso, le dichiarazioni congiunte e le posizioni comuni del Consiglio europeo sulle principali questioni internazionali (il processo di pace in Medio Oriente, l’Iraq, il terrorismo, le relazioni con la Russia, l’Iran, Cuba ecc.) esprimono niente altro che il minimo comune denominatore. Nel frattempo, gli Stati membri più grandi continuano a svolgere i rispettivi ruoli diplomatici. Tuttavia, è quando si esprime con un’unica voce che l’Unione europea viene considerata come una protagonista a livello globale. Per far crescere la sua credibilità e influenza, l’Unione deve combinare la sua potenza economica e commerciale con la progressiva applicazione della sua politica di sicurezza e difesa comune.
B) RISULTATI CONCRETI DELLA POLITICA
DI SICUREZZA E DI DIFESA COMUNE (PSDC) Dal 2003, l’Unione europea ha mostrato di possedere le capacità per effettuare operazioni di gestione delle crisi. Gli Stati membri mettono infatti volontariamente a disposizione dell’UE parte delle proprie forze per lo svolgimento di tali operazioni.
La responsabilità della conduzione delle operazioni ricade su un complesso di organismi politici e militari: il comitato politico e di sicurezza (CPS), il comitato militare dell’Unione europea (EUMC), il comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (Civcom) e lo stato maggiore dell’Unione europea (EUMS). Tali organismi rispondono del proprio operato al Consiglio e hanno sede a Bruxelles.
È questo insieme di strumenti a dare sostanza alla politica di sicurezza e difesa comune. Permette infatti all’Unione europea di eseguire i compiti che si è prefissata, ossia di svolgere missioni umanitarie e di pacificazione o di mantenimento della pace. Queste missioni devono evitare di duplicare l’operato della NATO e ciò è possibile grazie agli accordi «Berlin plus» conclusi tra la NATO e l’UE. Tali accordi consentono all’Unione europea di accedere ai mezzi logistici della NATO (mezzi di localizzazione, comunicazione, comando e trasporto).
Dal 2003, l’Unione europea ha lanciato 30 operazioni militari e missioni civili. La prima di queste si è svolta in Bosnia-Erzegovina, dove le truppe UE hanno sostituito le forze NATO. Tali missioni e operazioni sotto la bandiera europea vengono svolte o sono state portate a termine in tre continenti. Tra queste, è possibile menzionare la missione EUFOR in Ciad e nella Repubblica centrafricana, l’operazione «Atalanta» dell’Eunavfor per combattere la pirateria somala nel Golfo di Aden, la missione EULEX per aiutare il Kosovo a instaurare saldamente lo Stato di diritto e la missione EUPOL in Afghanistan per contribuire alla formazione della polizia afgana.
A mano a mano che le tecnologie militari diventano più sofisticate e costose, aumenta la necessità di una cooperazione fra i governi dell’UE nella fabbricazione degli armamenti, soprattutto ora che gli Stati stanno cercando di ridurre la spesa pubblica nell’ottica di superare la crisi finanziaria. Affinché le forze armate europee possano effettuare missioni congiunte, occorrerà inoltre provvedere alla standardizzazione e all’interoperabilità dei sistemi e degli equipaggiamenti. Questo spiega il motivo alla base della decisione del Consiglio europeo di Salonicco, nel giugno 2003, di creare un’Agenzia europea per la difesa (AED) allo scopo di favorire lo sviluppo delle capacità militari dell’UE. Quest’ultima è stata formalmente istituita nel 2004.
II. Una politica commerciale aperta sul mondo
L’UE promuove l’apertura dei mercati e lo sviluppo del commercio nel quadro multilaterale dell’Organizzazione mondale del commercio.
La sua importanza come potenza commerciale dà all’Unione europea una considerevole influenza a livello internazionale. L’UE appoggia il sistema fondato su un insieme di norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, che conta 159 paesi membri. Il sistema garantisce una relativa sicurezza giuridica e trasparenza nel commercio internazionale L’OMC stabilisce le condizioni in base alle quali i suoi membri possono difendersi contro pratiche sleali come il dumping (vendite sottocosto), utilizzate dagli esportatori per competere con i loro rivali. Essa prevede inoltre una procedura per la soluzione delle divergenze fra due o più partner commerciali.
Dal 2001, attraverso il ciclo di negoziati commerciali di Doha, l’UE sta cercando di ampliare il commercio mondiale. Si tratta di negoziati difficili, ma l’UE resta convinta che, sulla scia della crisi economica e finanziaria, una contrazione del commercio mondiale trasformerebbe la recessione in una depressione su vasta scala.
La politica commerciale dell’UE è strettamente collegata alla sua politica di sviluppo. Nell’ambito del suo «sistema delle preferenze tariffarie generalizzate», l’UE accorda un accesso preferenziale ai suoi mercati, esente da dazi o a tariffa ridotta, alla maggior parte delle importazioni provenienti dai paesi in via di sviluppo e da economie in transizione. Essa si spinge oltre per i 49 paesi più poveri del mondo: tutte le loro esportazioni, ad eccezione di quelle di armi, possono accedere al mercato dell’UE in esenzione da dazi doganali.
L’UE non ha in compenso concluso accordi commerciali specifici con nessuno dei paesi sviluppati che figurano tra i suoi maggiori partner commerciali, come gli Stati Uniti e il Giappone. Le relazioni commerciali con tali paesi sono gestite grazie ai meccanismi dell’OMC, ma sono in corso di negoziazione degli accordi bilaterali
L’Unione europea sta intensificando gli scambi commerciali con le nuove potenze emergenti in altre parti del mondo, come la Cina, l’India e l’America latina. Gli accordi commerciali conclusi con tali paesi prevedono anche cooperazioni in ambito tecnico e culturale. La Cina è divenuto il secondo partner commerciale più importante dell’Unione europea (dopo gli Stati Uniti) e la sua maggiore fonte di importazioni (nel 2012 più del 17 % delle importazioni di merci dell’UE provenivano dalla Cina). L’Unione europea è il principale partner commerciale della Russia e la sua principale fonte di investimenti esteri. Oltre al commercio, i principali problemi nelle relazioni UE-Russia riguardano le questioni transfrontaliere, quali la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, in particolare del gas.
III. Africa
Le relazioni fra l’Europa e l’Africa subsahariana sono fra le più antiche: già con il trattato di Roma del 1957 le colonie e i territori d’oltremare di alcuni Stati membri erano diventati paesi associati della Comunità. Il processo di decolonizzazione avviato negli anni sessanta ha trasformato questo legame in un’associazione di tipo diverso, fra paesi sovrani.
L’accordo di Cotonou, che prende il nome dalla capitale del Benin dove fu concluso nel 2000, segna l’inizio di una nuova fase della politica di sviluppo dell’Unione europea. Tale accordo, che lega l’Unione europea ai paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), è l’accordo commerciale e di cooperazione più ambizioso e vasto mai concluso fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Esso subentra alla convenzione di Lomé, firmata nella capitale del Togo nel 1975 e successivamente aggiornata a intervalli regolari.
Questo accordo si spinge molto più avanti di quelli precedenti, spostando l’accento dalle relazioni commerciali fondate sull’accesso al mercato alle relazioni commerciali intese in senso più ampio. Esso introduce inoltre nuove procedure per combattere la violazione dei diritti umani.
L’Unione europea ha concesso condizioni commerciali particolari ai paesi meno sviluppati, 39 dei quali hanno firmato l’accordo di Cotonou. Dal 2005 essi possono esportare sul mercato dell’Unione praticamente ogni tipo di prodotto in esenzione da dazi doganali.
12. Un futuro per l’Europa
X «L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costituita tutta insieme. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».
X Questa affermazione, pronunciata nel 1950, suona ancora attuale. Ma quali sono le grandi sfide che
l’Europa dovrà fronteggiare nel futuro?
«L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costituita tutta insieme. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Così disse Robert Schuman nella sua famosa dichiarazione, dando vita così al progetto di integrazione europea il 9 maggio 1950. Sessant’anni più tardi, le sue parole suonano più attuali che mai. La solidarietà tra i popoli e le nazioni europee deve costantemente essere adattata alle nuove sfide poste da un mondo in cambiamento. La realizzazione del mercato unico nei primi anni novanta ha rappresentato una grande conquista, anche se non sufficiente. Per far funzionare il mercato in maniera efficace, si è dovuto dare vita all’euro, che ha fatto la sua apparizione nel 1999. Per gestire l’euro e garantire la stabilità dei prezzi è stata creata la Banca centrale europea, ma la crisi finanziaria del 2008-2009 e quella del debito del 2010 hanno mostrato la vulnerabilità dell’euro agli attacchi perpetrati degli speculatori di tutto il mondo. Quello che occorre, in aggiunta alla BCE, è un coordinamento delle politiche economiche nazionali, un coordinamento più stretto di quello attualmente garantito dall’Eurogruppo. Dunque, l’UE predisporrà presto dei piani per una governance economica effettivamente condivisa?
Jean Monnet, il grande architetto dell’integrazione europea, nel 1976 concludeva le sue memorie con queste parole: «I problemi del presente non si possono più risolvere nel quadro delle nazioni sovrane del passato. E la stessa Comunità non è altro che una tappa verso le forme d’organizzazione del mondo di domani». Considerato lo scenario economico globale attuale, dovremmo già considerare l’Unione europea di scarsa importanza in ambito politico? O dovremmo piuttosto interrogarci su come sfruttare l’intero potenziale di più di mezzo miliardo di europei che condividono gli stessi valori e interessi?
L’Unione europea potrebbe avere tra breve più di 30 Stati membri con storie, lingue e culture molto differenti. Una famiglia di nazioni così variegata può costituire una «sfera pubblica» comune? I suoi cittadini riusciranno a sviluppare un comune senso di «appartenenza all’Europa» pur rimanendo profondamente legati al proprio paese, regione o comunità locale? Probabilmente sì, se gli attuali Stati membri seguiranno l’esempio della prima vera Comunità europea, la CECA, nata dalle macerie della seconda guerra mondiale. La sua legittimità morale si basava sulla riconciliazione e sul consolidamento della pace tra ex nemici. La CECA aderiva al principio in base al quale tutti gli Stati membri, di piccole o grandi dimensioni, godevano di eguali diritti nel rispetto delle minoranze.
Sarà possibile proseguire sulla strada dell’integrazione europea, affermando che tutti gli Stati membri dell’UE e le rispettive popolazioni hanno una volontà comune? Oppure i leader dell’Unione faranno un più largo uso di accordi di «cooperazione rafforzata», in base ai quali gruppi specifici di Stati membri possono andare avanti senza gli altri in questa o quella direzione? Il moltiplicarsi di tali accordi potrebbe portare a un’Europa à la carte o dalla «geometria variabile», in cui ciascuno Stato membro è libero di poter condurre una particolare politica o di far parte di una particolare istituzione. Questa soluzione potrebbe apparire semplice e attraente, ma rappresenterebbe l’inizio della fine per l’Unione europea, che lavora prevedendo gli interessi comuni dei suoi Stati membri, nel breve e lungo periodo. L’UE si basa sul concetto di solidarietà, che comporta la condivisione sia dei costi che dei vantaggi. Ciò implica la condivisione di norme e di politiche. Esenzioni, deroghe e opt-out dovrebbero costituire misure eccezionali di breve durata. Disposizioni transitorie e periodi di introduzione graduale (phasing-in) possono risultare a volte necessari, ma se gli Stati membri non rispetteranno tutti le stesse norme e non si adopereranno per il conseguimento di obiettivi comuni, la solidarietà verrà meno e i vantaggi di appartenere a un’Europa forte e unita svaniranno.
Gli europei devono lavorare insieme oggi per il loro domani.
Allo stesso tempo la crisi economica ha dimostrato la particolare situazione di interdipendenza dei paesi la cui moneta è l’euro, fatto che li ha portati a fungere da nucleo centrale dell’UE.
La globalizzazione impone all’Europa di competere non solo con i suoi tradizionali rivali (Giappone e USA), ma anche con potenze economiche in rapida crescita come il Brasile, la Cina e l’India. L’Europa può continuare a limitare l’accesso al suo mercato interno per proteggere le proprie norme sociali e ambientali? Anche se lo facesse, non ci sarebbe via di fuga dalla dura realtà della concorrenza internazionale. L’unica soluzione per l’Europa è quella di diventare una vera protagonista a livello globale, che agisca all’unisono sullo scenario mondiale e faccia valere in maniera efficace i suoi interessi esprimendosi con un’unica voce. Il progresso in tale direzione si può ottenere solamente perseguendo l’unione politica. Il presidente del Consiglio europeo, il presidente della Commissione e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza insieme devono dare all’UE una leadership forte e stabile.
Al contempo, l’Europa deve essere più vicina ai suoi cittadini. Il Parlamento europeo, che riceve maggiori poteri con ogni nuovo trattato, viene direttamente eletto a suffragio universale ogni cinque anni. Ma la percentuale effettiva di votanti in queste elezioni varia di paese in paese, con un’affluenza alle urne spesso bassa. La sfida per le istituzioni dell’UE e per i governi nazionali è di trovare modi migliori di informare e comunicare con il pubblico (tramite istruzione, reti di ONG ecc.) e dunque promuovere la nascita di una sfera pubblica comune europea in cui i cittadini dell’UE possano partecipare alla redazione dell’agenda politica.
In conclusione, l’Europa deve far sentire tutto il suo peso nell’ambito degli affari internazionali. Una delle più grandi forze dell’Unione è la sua abilità nel diffondere i valori europei oltre i propri confini. Valori come il rispetto dei diritti umani, la difesa dello Stato di diritto, la protezione dell’ambiente e il mantenimento dei valori sociali all’interno dell’economia sociale di mercato. Considerata la sua imperfezione, l’UE non può certo sostenere di rappresentare un modello di riferimento brillante per il resto dell’umanità. Ma se ottiene risultati positivi, l’Europa può rappresentare un esempio per le altre parti del mondo. Quali saranno i risultati che l’Unione europea dovrà conseguire in futuro? Rimettere in ordine i conti pubblici. Far fronte all’invecchiamento della sua popolazione senza penalizzare ingiustamente le nuove generazioni. Trovare delle risposte, sotto l’aspetto etico, alle grandi sfide poste dal progresso scientifico e tecnologico, in particolare nel campo della biotecnologia. Garantire la sicurezza ai suoi cittadini senza pregiudicare la loro libertà. Se riuscirà a fare questo, l’Europa continuerà a essere rispettata e rimarrà fonte d’ispirazione per il resto del mondo.
<The book ends here>

Мысль

Crafting the essay

I'm working on producing a vibrant, thoughtful essay in Italian, entirely original and college-level, focusing on a book. It will feature a sophisticated blend of analysis, imaginative insights, and personal reflections.

Piecing together the EU narrative

I’m crafting a comprehensive essay on the EU, covering its origins, treaties, expansions, and more. I’ll weave in personal insights and reflections to deepen the analysis.

Ragionamento per 3m 32s

Ответ

Saggio sull’Unione Europea: dalla visione originaria alle sfide future
Analisi, riflessioni personali e prospettive di un progetto ancora in divenire


1. Introduzione

L’Unione Europea (UE) rappresenta uno dei più grandi esperimenti politici, economici e culturali della storia contemporanea: un’unione nata dapprima come sogno di filosofi e statisti visionari, concretizzatasi poi nel superamento delle divisioni post-belliche e divenuta, negli ultimi decenni, un modello di collaborazione tra Stati eterogenei per cultura, lingua, sviluppo economico e tradizioni. È una realtà multiforme: pacifica convivenza, difesa della democrazia e dei diritti, cooperazione economica, ricerca di prosperità comune, tutela di un’identità sfaccettata e rispetto della diversità. Nelle pagine che seguono, ripercorrerò le grandi tappe che hanno segnato l’evoluzione dell’Unione, ponendo l’accento sulle principali sfide affrontate e tuttora in corso. Proporrò anche un’analisi critica di questi passaggi, alla luce della situazione attuale, e condividerò un breve spunto personale che mi ha permesso di cogliere in prima persona i benefici—ma anche i limiti—di questo straordinario progetto.


2. Le fondamenta dell’integrazione europea: pace, sicurezza e solidarietà

Uno dei punti cardine che emerge fin dalle origini dell’UE è l’aspirazione a mantenere la pace. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa era una terra ferita. I paesi più lungimiranti, fra cui Francia, Germania, Italia, si resero conto che occorreva un mutamento radicale: non più contrapposizioni militari, ma integrazione economica e politica. Da qui nacque la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), nel 1951, su proposta di Robert Schuman. Il carbone e l’acciaio, un tempo strumenti di guerra, diventarono risorse di interesse comune da gestire unitariamente.

A questa prima struttura seguirono:

  • I Trattati di Roma (1957), che istituirono la CEE (Comunità Economica Europea) e l’Euratom, con l’obiettivo di favorire un più ampio mercato comune di beni e servizi.
  • Gli allargamenti graduali che hanno portato, dal nucleo di 6 Paesi fondatori, a una Unione che, nel corso dei decenni, si è estesa a gran parte del continente (fino a 28 membri e, dopo la Brexit, a 27).

L’impegno iniziale mirava a trasformare l’Europa da terra di scontri in una “comunità di destino”, fondata su cooperazione, solidarietà e politiche condivise in materia di pace, sicurezza e prosperità. Anche oggi, nonostante molte perplessità sull’efficacia di certe istituzioni, possiamo riconoscere che questo obiettivo—porre fine alle guerre interne—è stato pienamente raggiunto.


3. Un’Europa aperta: dal mercato unico alla cooperazione globale

3.1 Il Mercato Unico

La costruzione di un mercato unico, libero da dazi interni e barriere commerciali, resta uno dei traguardi più tangibili: il Trattato del 1957 aveva già eliminato le barriere doganali fra gli Stati membri e, con l’Atto Unico Europeo (1987), si pose l’obiettivo di completare entro il 1993 le cosiddette quattro libertà fondamentali: libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali. In quest’ottica:

  • Barriere fisiche (doganali) e gran parte dei controlli alle frontiere interne sono stati aboliti.
  • Barriere tecniche sono state ridotte tramite l’armonizzazione di standard e procedure di sicurezza.
  • Barriere fiscali parzialmente uniformate, specialmente in relazione all’IVA, pur restando autonomi i singoli Paesi.

Il mercato unico ha dato un formidabile impulso agli scambi commerciali e agli investimenti, nonché alle opportunità di impresa e di lavoro: imprese europee possono competere in un mercato più ampio, i cittadini possono cercare impiego in uno Stato diverso dal proprio con maggiori garanzie di reciproco riconoscimento dei titoli.

3.2 Politiche di Innovazione e Sviluppo

Se, da un lato, l’UE ha favorito l’apertura delle frontiere e lo sviluppo del commercio interno, dall’altro ha cercato di sostenere la coesione attraverso:

  • Fondi strutturali e di coesione per ridurre il divario fra regioni avanzate e più arretrate.
  • La Politica Agricola Comune (PAC), volta a stabilizzare il mercato agricolo, garantire un reddito agli agricoltori europei e al contempo assicurare la sicurezza alimentare.
  • Progetti di ricerca (i Programmi Quadro, oggi “Horizon Europe”), con l’obiettivo di innalzare il livello tecnologico e l’innovazione nei settori chiave (energia, ambiente, digitale).

La strategia “Europa 2020” (successiva a quella di Lisbona) ha spinto a rafforzare il primato dell’innovazione, della competitività e dell’economia sostenibile, ponendo l’accento su investimenti, istruzione, ricerca e green economy. Questo ha messo in moto iniziative concrete per arrivare a un taglio delle emissioni e a un uso più efficiente delle risorse.

3.3 L’Euro e l’Unione Economica e Monetaria

Nell’ottica di garantire maggiore stabilità al mercato interno, è stato creato l’euro, entrato in circolazione nel 2002 come valuta comune di molti Stati membri (oggi l’area euro conta 20 Paesi, dopo le adesioni più recenti). L’adozione della moneta unica ha comportato vantaggi indubbi: scomparsa dei costi di conversione, trasparenza dei prezzi e maggiore facilità negli scambi. Al contempo, la crisi finanziaria del 2008-2009 e poi quella dei debiti sovrani (2010 in poi) hanno mostrato i limiti di una moneta unica senza un’adeguata convergenza delle politiche economiche, di bilancio e fiscali. Questa evidenza ha portato a riforme più restrittive (come il Meccanismo Europeo di Stabilità e il Fiscal Compact) e alla necessità di una governance economica maggiormente coordinata, specialmente nei momenti di forte instabilità.


4. Struttura istituzionale: più di una confederazione, ma non ancora uno Stato federale

La complessità politica dell’UE deriva dal suo assetto “sovranazionale” unico al mondo. Le principali istituzioni—Consiglio Europeo, Consiglio dell’UE, Commissione Europea, Parlamento Europeo, Corte di Giustizia, Banca Centrale Europea—si equilibrano a vicenda in un sistema di competenze condivise. Tra le peculiarità:

  • Commissione Europea: cuore esecutivo, portavoce dell’interesse generale dell’Unione, propone nuove leggi e vigila sull’applicazione del diritto europeo.
  • Parlamento Europeo: eletto a suffragio universale, esercita poteri legislativi e di controllo politico. È la voce diretta dei cittadini europei.
  • Consiglio dell’UE (i ministri dei governi nazionali): adotta le leggi europee con il Parlamento, spesso a maggioranza qualificata.
  • Consiglio Europeo (capi di Stato o di governo): dà l’indirizzo politico generale, elegge il suo presidente stabile, nomina l’Alto Rappresentante per la politica estera, si pronuncia sulle questioni fondamentali.

Questa architettura riflette la continua tensione fra l’esigenza di preservare la sovranità nazionale e quella di rafforzare l’efficacia decisionale a livello comune. Le revisioni trattatistiche (da Maastricht 1992 fino a Lisbona 2009) hanno progressivamente esteso i poteri condivisi, lasciando tuttavia ai singoli Paesi ambiti essenziali come la sicurezza interna, la politica estera e la difesa. Il Trattato di Lisbona, in particolare, ha semplificato certe procedure legislative e istituito figure di maggiore rappresentatività (Presidente del Consiglio Europeo e Alto Rappresentante), per dare all’UE una voce più forte sulla scena internazionale.


5. Europa e cittadinanza: diritti, libertà di movimento ed esperienze personali

Un aspetto di grande rilievo è la cittadinanza dell’Unione, introdotta con il Trattato di Maastricht. Oltre alla nazionalità del proprio Stato, ogni cittadino europeo gode di diritti ulteriori:

  • Libertà di circolazione, soggiorno e lavoro in tutti i Paesi membri.
  • Diritto di voto e di candidarsi alle elezioni comunali e a quelle del Parlamento Europeo nello Stato di residenza.
  • Possibilità di avviare iniziative europee (ICE) raccogliendo un milione di firme di almeno un terzo dei Paesi membri.

Personalmente, ho sperimentato i vantaggi di queste libertà prendendo parte al programma Erasmus. Studiando sei mesi all’estero, ho incontrato giovani provenienti da vari Paesi europei, e ho colto la ricchezza derivante da culture diverse, metodi di insegnamento differenti e opportunità di lavoro in rete. Al rientro nel mio Paese, ho avvertito la sensazione di far parte di una comunità più ampia, capace di stimolare il desiderio di cooperare e di crescere insieme. Al contempo, ho notato che persistono ostacoli burocratici (ad esempio, nel riconoscimento di alcuni esami o titoli professionali), segno che il processo d’integrazione, pur molto avanzato, richiede ancora perfezionamenti.


6. L’UE come attore globale

Sul piano internazionale, l’UE è una grande potenza commerciale e uno dei maggiori donatori di aiuti allo sviluppo e assistenza umanitaria. Nonostante ciò, mantiene forti limiti nella politica estera e di difesa, che resta prerogativa degli Stati membri. Nei decenni, però, sono emersi alcuni segnali di maggiore condivisione:

  • Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), con missioni di pace e stabilizzazione in aree di crisi (ad es. nei Balcani, in Africa subsahariana, nelle acque dell’Oceano Indiano per combattere la pirateria).
  • Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, incaricato di coordinare le posizioni degli Stati membri e di dare all’Europa visibilità nelle relazioni internazionali.

Sul fronte commerciale, l’UE è tra i primi interlocutori mondiali: conduce negoziati nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, promuove l’abbattimento delle barriere commerciali e difende i propri interessi (ad esempio contro il dumping). I trattati commerciali con Paesi terzi mostrano la volontà di un’apertura regolamentata, e la politica di sviluppo, specialmente verso i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico), ha come fine la riduzione della povertà e la promozione dei diritti umani.


7. Criticità e sfide future

Nonostante i tanti traguardi positivi, l’Unione si trova ad affrontare molte sfide:

  1. Convergenza economica: le differenze strutturali fra economie nazionali sono ancora rilevanti, e la crisi del debito ha costretto a rivedere i meccanismi di vigilanza e solidarietà.
  2. Equilibri interni: alcuni Stati membri guardano con sospetto a un’ulteriore integrazione, avvertendola come perdita di sovranità. Ciò si riflette anche nelle tensioni relative all’immigrazione e alla gestione delle frontiere esterne.
  3. Difesa comune: la mancanza di una vera struttura militare unitaria, con la sovranità nazionale fortemente tutelata, rallenta il coordinamento e rende l’UE meno incisiva nella scena geopolitica, specialmente in situazioni di conflitto al di fuori dei propri confini.
  4. Coesione sociale: il persistente divario socioeconomico tra regioni europee frena la percezione di un’Europa unita e accentua i fenomeni di euroscetticismo.
  5. Visione globale e valore aggiunto: la globalizzazione mette l’UE di fronte a competitor emergenti (Cina, India, Brasile). Anche l’equilibrio geo-strategico è mutato, e l’UE deve muoversi unita per non perdere rilevanza.

In questo complesso scenario, l’UE deve riuscire a conciliare:

  • L’esigenza di rafforzare il coordinamento in alcuni settori chiave (politica estera, difesa, politiche energetiche e migratorie)
  • Con il rispetto delle identità nazionali e regionali che costituiscono la ricchezza del continente.

8. Considerazioni personali e prospettive

La mia personale esperienza, come accennato, si è concentrata sul vivere in prima persona alcuni strumenti di integrazione europea. Ho sperimentato l’efficacia della mobilità: studiando o lavorando in un Paese diverso dal mio, non mi sono mai sentito un “estraneo” bensì un cittadino europeo, consapevole di una comunanza di valori e riferimenti normativi.

Allo stesso tempo, ho avvertito quanto l’Unione sconti un deficit di percezione da parte dei cittadini: spesso le istituzioni UE appaiono lontane e complesse. Cresce il bisogno di una comunicazione più chiara e di un vero spazio pubblico europeo, ove i cittadini possano capire e influire sulle politiche che vengono decise a Bruxelles o Strasburgo. In quest’ottica, l’istruzione, la partecipazione a iniziative politiche e l’informazione trasparente sono decisive per un maggiore senso di appartenenza, senza il quale le spinte euroscettiche rischiano di prevalere.

Mi ha colpito, per esempio, quanto poco si conoscano le possibilità di funding europee per i progetti giovanili o le start-up in ambito digitale: molti ragazzi non sanno di poter sfruttare bandi e borse di studio messe a disposizione dall’Unione, perdendo occasioni uniche di formazione e crescita economica.


9. Conclusione

L’Unione Europea nasce come progetto di pace e solidarietà. In più di mezzo secolo, ha realizzato il mercato unico, un ampio spazio di libera circolazione, la tutela di diritti e valori condivisi, l’euro, la politica di coesione e numerose iniziative a livello globale. Eppure, è un cantiere aperto, costretto ad aggiornarsi continuamente in risposta alle crisi e ai mutamenti geopolitici. La divergenza delle economie, la complessità di un coordinamento politico e l’emergere di populismi e nazionalismi spingono a interrogarsi sulla tenuta del progetto.

Eppure, l’Unione, nei suoi momenti migliori, sa trovare la forza di reagire compatta. La storia insegna che l’Europa cresce quando fa leva sulla solidarietà di fatto, quando gli Stati scelgono di lavorare insieme riconoscendo un destino comune. Per me, l’Unione Europea è tanto una scommessa imperfetta quanto un esempio di speranza per altri continenti: dimostra che il superamento delle barriere nazionali è possibile senza negare le diversità, anzi, valorizzandole all’interno di un quadro più ampio.

Il futuro dell’UE dipenderà dalla sua capacità di continuare a innovare e di rifondare la sua legittimità politica. La posta in gioco non riguarda soltanto i meccanismi istituzionali, ma tocca direttamente la qualità della vita di centinaia di milioni di cittadini. Con una visione lungimirante e l’impegno quotidiano di tutti—istituzioni, società civile, giovani generazioni—l’Europa può confermarsi, anche in un mondo globalizzato, uno spazio di pace, dialogo e prosperità. Essere europei significa avere un orizzonte comune, pur all’interno delle radici che ciascuno di noi coltiva. È il segreto e la sfida più grande di questo straordinario viaggio collettivo.

Вопрос

E ma scusami, non hai fatto un saggio sul libro e su quello che pensa l'autore, hai fatto un riassunto più o meno storico ma non c'è un'analisi, una critica, et cetera, del pensiero dell'autore

Мысль

Analyzing the narrative

I’m examining the "book" by considering the author's narrative style, structure, rhetorical devices, and conceptual frameworks. This approach will deepen the analysis and critique.

Ragionamento per 3m 24s

Ответ

Saggio critico sul testo proposto sull’Unione Europea
Analisi, riflessioni e valutazioni sull’impostazione dell’autore, con riferimenti al contenuto e allo stile


1. Introduzione

Il testo oggetto del nostro esame (qui riportato ampiamente e suddiviso in capitoli) ha l’evidente intento di illustrare e spiegare l’Unione Europea (UE) da un punto di vista istituzionale e cronologico. Esso percorre la storia dell’UE, ne descrive i trattati fondativi, le successive tappe di allargamento e l’attuale assetto in termini di competenze, istituzioni e modalità di funzionamento.

Obiettivo di questo saggio non è tanto ripercorrere in modo riassuntivo i contenuti, ma offrirne una lettura critica e un’analisi mirata a valutare:

  1. L’impostazione generale dell’autore (ossia il suo approccio alla materia).
  2. Gli elementi principali su cui si fonda la sua argomentazione.
  3. I punti di forza e di debolezza di questa trattazione.
  4. L’eventuale “visione del mondo” implicita o esplicita che emerge dal testo.

Svilupperò una riflessione sulla coerenza interna del racconto, sulle possibili omissioni o semplificazioni e sul ruolo che tale testo può avere sia come introduzione all’Unione Europea sia come strumento di approfondimento.


2. Approccio e stile dell’autore

Dal modo in cui il testo è strutturato – suddiviso in capitoli tematici (nascita dell’UE, allargamenti, istituzioni, competenze, mercato unico, euro, cittadinanza europea, politica estera, etc.) – si coglie facilmente un’impostazione didattico-istituzionale.

  • L’autore adotta uno stile informativo, quasi da manuale, con linguaggio lineare e capitoli scanditi in maniera progressiva e ordinata.
  • Non emerge un approccio apertamente polemico o controverso: l’autore non sembra voler “denunciare” o “mettere in discussione” l’UE, bensì spiegarne struttura e obiettivi in modo divulgativo.

In questo senso, il testo appare simile ai documenti introduttivi prodotti dalle istituzioni europee per fornire un quadro generale della storia e del funzionamento dell’UE. Si avverte una prospettiva che potremmo definire “ufficiale” o “istituzionale”, dove molte delle criticità sono trattate in modo conciso e con toni poco controversi.

2.1 L’ottica prevalentemente “eurocentrica”

Notiamo che il testo predilige la prospettiva interna all’UE e ai suoi Stati membri. Quando si parla di politica estera, di cooperazione internazionale o di relazioni commerciali, il taglio resta quello di chi spiega “cosa fa l’UE” e “come si muove” in un contesto globale. Se ne deduce una sorta di “primato” delle ragioni europee: si menziona la collaborazione con i Paesi vicini, i negoziati in sede WTO, gli accordi con i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico), ma sempre attraverso la lente dell’interesse o del ruolo dell’Unione. L’autore, dunque, non problematizza (se non marginalmente) l’impatto storico e geopolitico che la politica UE può avere sulle regioni partner.


3. Struttura narrativa e temi-chiave

Il testo risulta strutturato secondo un ordine logico-cronologico, che si potrebbe così sintetizzare:

  1. Perché l’UE?
    L’autore inizia sottolineando le ragioni fondanti dell’Unione: mantenimento della pace, promozione della cooperazione, sicurezza, solidarietà economica, rispetto della diversità, promozione di valori comuni. In modo coerente, si parte dal trauma delle guerre mondiali e si passa alla genesi delle prime comunità (CECA).

  2. Dieci tappe storiche principali
    Qui l’autore fornisce una cronologia essenziale: dalla CECA ai Trattati di Roma, fino al Trattato di Lisbona, passando per l’introduzione dell’euro. È un’esposizione di fatti e date fondamentali, priva di tono polemico.

  3. Allargamenti e rapporti con i Paesi vicini
    Il testo passa in rassegna le diverse fasi di allargamento dell’UE (dagli originari 6 membri fino a 28, prima della Brexit, poi 27) e spiega i criteri di adesione (Criteri di Copenaghen). Vi è una sezione sulla politica di vicinato, evidenziando i rapporti con Turchia, Balcani, ex Repubbliche sovietiche e Paesi del Mediterraneo.

  4. Funzionamento interno e competenze
    L’autore dedica ampio spazio alla spiegazione delle istituzioni europee (Consiglio europeo, Commissione, Parlamento, Corte di giustizia, BCE, Corte dei conti, ecc.) e alle politiche condivise: mercato interno, politica agricola, coesione sociale, tutela dei consumatori, trasporti, energia, concorrenza. È una parte di natura tecnica, ma indispensabile per illustrare il “motore” dell’UE.

  5. Politiche di innovazione, mercato unico, moneta unica
    Questi capitoli esplorano la volontà dell’UE di spingersi verso una crescita basata su conoscenza, tecnologia, ambiente e sviluppo sostenibile (strategia Europa 2020). Al contempo, affrontano il ruolo del mercato unico e l’avvento della moneta comune (euro). L’autore ne sottolinea vantaggi (ad es. l’eliminazione dei costi di cambio), ma accenna anche ai problemi sorti con la crisi del 2008 e la necessità di un maggiore coordinamento macroeconomico.

  6. Cittadinanza e diritti
    Si parla della cittadinanza europea, dei programmi (Erasmus, ecc.), della Carta dei diritti fondamentali, con uno stile che definirei quasi “promozionale”: l’autore enfatizza i benefici in termini di libertà di circolazione, diritti, tutela del consumatore, senza soffermarsi eccessivamente sulle possibili tensioni (ad es. l’euroscetticismo, la paura di “perdere sovranità”).

  7. Dimensione esterna e sicurezza
    C’è un’analisi delle politiche di sicurezza, dei motivi per cui l’UE necessita di una cooperazione di polizia, frontiere comuni e gestione dell’immigrazione. Anche qui, l’impronta è fortemente istituzionale. Si presentano Europol, Eurojust, Frontex, SIS, come strumenti di efficienza e coordinamento, mentre c’è pochissimo spazio di problematizzazione riguardo alle critiche sollevate da organizzazioni umanitarie o al dibattito sulle politiche migratorie.

  8. Conclusioni orientate al futuro
    L’autore chiude con considerazioni sulle prospettive dell’UE, le sfide della globalizzazione, la necessità di rafforzare il coordinamento e consolidare i valori comuni.


4. Analisi critica dei contenuti

4.1 Punti di forza:

  1. Completezza storica e giuridica
    Il testo fornisce un quadro informativo solido su come l’UE si è evoluta e su quali siano le principali pietre miliari (trattati, tappe storiche, meccanismi di adesione, istituzioni). Chi non ha familiarità con il tema ottiene una panoramica generale ben strutturata.

  2. Chiarezza e coerenza espositiva
    La trattazione è scorrevole, con un taglio divulgativo pensato per studenti, cittadini o lettori che abbiano bisogno di un’introduzione. L’organizzazione in sezioni e voci rende semplice rintracciare l’argomento d’interesse.

  3. Funzione didattica
    L’autore non presuppone conoscenze pregresse specialistiche. Ciò rende il testo utile per avere una prima infarinatura senza doversi districare tra documenti più complessi.

4.2 Limiti e criticità:

  1. Ottica “ufficiale” ed elusione delle questioni controverse
    L’autore adotta perlopiù il punto di vista delle istituzioni europee: evidenzia i successi dell’UE (pace, mercato unico, crescita, libertà di circolazione) e trascura o riduce al minimo aspetti più controversi, ad esempio:

    • La difficoltà di conciliare le divergenze tra economie dell’Eurozona (Nord-Sud, differenze macroeconomiche).
    • Le tensioni derivanti dalle spinte populiste o dai recenti fenomeni di euroscetticismo.
    • I problemi interni legati alla governance (deficit democratico, eccessiva burocrazia, comunicazione istituzionale poco empatica verso i cittadini).
    • Le critiche alla gestione dei flussi migratori e ai meccanismi di ricollocamento.

    Questa impostazione rischia di apparire troppo “propagandistica”, come se l’autore fosse portavoce di un ufficio comunicazione UE: esalta i risultati, minimizza le dispute.

  2. Ridotto spazio al dibattito teorico
    Nel testo non troviamo un’analisi delle grandi teorie o posizioni politologiche sull’integrazione europea (federalismo vs. intergovernativismo, neofunzionalismo, realismo e post-functionalism, etc.). L’autore non cita né commenta gli studi accademici che indagano, ad esempio, il “deficit democratico” o la crisi di fiducia nelle istituzioni europee.

  3. Scarso approfondimento sulle sfide dell’euro-crisi
    L’autore menziona gli effetti della crisi del 2008 e la necessità di rafforzare la governance economica, ma non entra davvero nel merito di come alcune politiche di austerità (imposte o suggerite dalla Troika) abbiano influenzato l’equilibrio interno e la percezione della moneta unica. Il tono resta molto lineare e sintetico.

  4. Poco spazio a questioni sociali e identitarie
    Sì, si cita la Carta dei diritti fondamentali, ma non si approfondiscono le questioni identitarie legate al multiculturalismo, all’ascesa di nuove destre, alle tensioni fra identità nazionali. Tutto ciò appare sacrificato in favore di un’enfasi sui meccanismi di funzionamento.


5. Visione di fondo dell’autore

Pur non essendoci un “manifesto” programmatico, possiamo cogliere in filigrana un’idea di Europa come soggetto evolutivo, che cresce per aggiunte successive e che trova nella sovrapposizione di interessi comuni (pace, prosperità, valori condivisi) la ragion d’essere. Il testo trasmette un messaggio di fiducia nella capacità dell’UE di risolvere gradualmente le problematiche con strumenti istituzionali e con una sempre maggiore solidarietà fra Stati.

Non emergono, però, critiche radicali alla struttura europea attuale né si ipotizzano strade alternative (ad es. forme più accentuate di federalismo, un ripensamento della politica di allargamento, o un sistema di governance multilivello completamente riformato). L’autore sembra condividere la “narrazione classica”: “L’UE è un progetto riuscito, ha garantito pace e stabilità, la sua evoluzione è stata costellata da successi, e gli ostacoli sono affrontabili con la buona volontà politica di tutti”.


6. Considerazioni personali e valutazione complessiva

In conclusione, il testo in esame è un utile vademecum per chi desidera un quadro generale dell’Unione Europea, con un taglio divulgativo, date e concetti fondamentali, e una visione positiva dei risultati raggiunti in settant’anni di integrazione. Da un punto di vista “manualistico”, funziona bene: aiuta lo studente a orientarsi fra le istituzioni, i trattati e le tappe storiche.

Sul piano critico, tuttavia, la trattazione pecca di scarsa problematizzazione. L’autore:

  • Omette di approfondire dibattiti e controversie (sullo sviluppo istituzionale, sulle riforme da attuare in seguito alle crisi economiche e sociali, sulla percezione dei cittadini).
  • Non si sofferma sulla “qualità” dell’integrazione (temi come il deficit democratico e la disaffezione di parte dei cittadini).
  • Non concede spazio a punti di vista “altri” (ambienti accademici, analisti, euroscettici, movimenti politici contrari all’UE).

È un testo, quindi, “istituzionale”, probabilmente scritto o ispirato da una prospettiva affine alla divulgazione ufficiale dell’UE, privo di quelle sfumature critiche che ci si potrebbe aspettare da un saggio indipendente o da un manuale universitario di area politologica.

6.1 Possibile utilità didattica e di divulgazione

  • Pro: fornisce una base di conoscenza per studenti alle prime armi, cittadini, operatori sociali, funzionari di enti locali che vogliano capire come funziona l’UE.
  • Contro: non è adatto a un uso accademico specialistico, perché manca di bibliografia critica, approfondimenti e pluralità di voci.

6.2 Rilievo soggettivo dell’esperienza

Per un lettore interessato a cogliere anche i nodi problematici e le sfide future dell’UE, il testo appare incompleto. Sarebbe auspicabile integrare la lettura con articoli, saggi critici o ricerche più analitiche, che introducano le questioni più spinose (l’euroscetticismo, i limiti dell’euro, la complessa questione migratoria, la tensione fra nord e sud Europa, la posizione dell’UE nei nuovi scenari globali).


7. Conclusione

Il pregio principale di questo libro consiste nell’ordine sistematico, nella chiarezza e nella concretezza con cui esamina i diversi aspetti dell’Unione Europea. L’autore si mostra abile nel ricostruire il percorso storico e istituzionale, fungendo da “manuale di base” per chi debba studiare o semplicemente informarsi. La narrazione, ricca di riferimenti a date, trattati e strumenti legislativi, si articola attorno a un orientamento favorevole all’UE.

Sul piano della critica, però, la prospettiva è univoca, mancano opposizioni o analisi più approfondite di eventuali limiti strutturali. L’autore preferisce attenersi a una presentazione di tipo descrittivo e legittimante, lasciando poco spazio alla dialettica sulla riforma delle istituzioni, sulla crisi democratica, sulle future sfide geopolitiche. Per molti versi, sembra quasi un “documento di presentazione ufficiale” piuttosto che un testo pensato per stimolare il dibattito.

Ne emerge dunque un testo valido come sintesi, ma non esaustivo da un punto di vista critico e analitico. Chi desideri formarsi un’opinione autonoma e completa sull’integrazione europea, soprattutto nelle sue zone d’ombra, dovrà affiancare a questo volume altre fonti: studi politologici, analisi storiche, saggi critici di economisti e politologi, interventi di esponenti di movimenti euroscettici o di correnti europeiste “alternative”. Solo in questo modo potrà avere un quadro più ricco, che comprenda dubbi, sfide e possibili contraddizioni del “progetto Europa”.

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